Alla base degli alberi (stupore e radicamento)

«Ha solide radici». La natura regala spesso agli uomini lo spunto per costruire espressioni e frasi che diventano ammonimenti, simboli e insegnamenti. Avere solide radici significa maturare la capacità di resistere efficacemente alle contingenze avverse, gettare le basi per un futuro saldo, essere dotati di una visione utile per affrontare gli accadimenti della vita.
La radice è un organo che deriva dallo sviluppo del polo radicale dell’embrione. Da una radice primaria si sviluppa un complesso di radici laterali che compongono l’apparato radicale che ha diverse funzioni, tra le quali risaltano quella di mantenere la pianta saldamente ancorata al suolo (stabilizzandolo al tempo stesso), assorbire e garantire il passaggio vitale di acqua e di sali minerali dal suolo alle diverse zone della pianta, e funzionare come organo di riserva delle sostanze prodotte dalla fotosintesi.
Un apparato radicale si differenzia in base all’ambiente nel quale si colloca, nonché alla forma, alla struttura e alle dimensioni delle radici.
Un sistema radicale si sviluppa generalmente per una lunghezza complessiva molto maggiore di quella del sistema aereo dei rami, dato che disporre di una elevata superficie assorbente significa guadagnare in funzionalità. La capacità di penetrazione del terreno è ammirevole, soprattutto se paragonata alla necessità e alla fatica di ricavare spazio attraverso le fessure della roccia, o nei terreni induriti da periodi siccitosi. Una vera e propria opera di ingegneria vegetale che usa la strategia del movimento a spirale, e che rivela ulteriori motivi di sorpresa nel riscontro della presenza di cellule che si rinnovano continuamente sulla tenera punta della radice facilmente soggetta a rotture.
Lo sviluppo di una radice è solitamente sotterraneo, ma non mancano le eccezioni. Un esempio è rappresentato dal Taxodium distichum. Chi visita il Bosco dei Taxodi a Paratico, dove il fiume Oglio esce dal lago d’Iseo, può osservare emergere dalla superficie del Sebino i caratteristici pneumatofori, particolari radici utilizzate da questa pianta che cresce in ambienti palustri e acquatici.
Spostandosi dalle rive del lago d’Iseo fino alle montagne dell’entroterra gardesano si raggiungono i faggi della Valvestino. La magnificenza del fusto e la chioma globosa di alcune piante trovano riflesso a terra nelle poderose radici che talvolta emergono dal suolo, lasciando a bocca aperta gli escursionisti in transito tra le località Bait, Corva, Piazzalunga, Alvezza.
Stupore e radicamento.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.