Alberi in attesa del solstizio, conto alla rovescia per la rinascita
Domani, 22 dicembre, solstizio d’inverno 2023. Come accade ogni anno in questi giorni il sole termina la sua discesa rispetto all’equatore celeste, le giornate riprendono lentamente ad allungarsi e le forme vegetali e animali della natura iniziano un timido risveglio. Le piante entrano a pieno diritto tra i protagonisti di questa rinascita, ed è proprio a questo periodo delle festività invernali, nelle quali si celebra la nascita di Gesù Bambino, che apportano contributi in termini di decorazioni, tradizioni e simboli.
L’abete rosso (Picea abies) con la sua forma conica e regolare è probabilmente la più nota, conosciuta con il nome di albero di Natale e ampiamente diffusa in tutte le valli bresciane. Il dio Osiride nasceva sotto i suoi rami nell’antico Egitto, in Grecia era consacrato ad Artemide dea protettrice delle nascite, e altre tradizioni lo configurano come un elemento di spicco tra le genti celtiche e quelle germaniche. Nei paesi nordici, fin dal periodo medievale vigeva la tradizione di tagliare un abete e decorarlo in casa anche con i dolci.
Il primo vero albero di Natale fece la sua comparsa in Estonia nel 1441, concetto ripreso in Germania alla fine del quindicesimo secolo che poi si espanse in altri paesi del continente europeo tra i quali anche l’Italia. «Mettere ceppo» è il nome di un’altra tradizione legata agli alberi che trovava diffusione anche nelle zone di campagna della nostra provincia. Il ceppo natalizio era un grosso pezzo di legno secco, spesso di quercia, che veniva bruciato nella case nella notte della vigilia. Il bacio sotto il vischio (Viscum album) è un’altra classica usanza del periodo natalizio per allontanare le disgrazie.
Questa pianta cespugliosa, parassita sempreverde di alcune latifoglie arboree, tra i rami delle quali giunge trasportata dagli uccelli, è caratterizzata da foglie oblunghe e coriacee, fiori gialli e frutti caratterizzati da bacche sferiche o giallastre. È presente in natura sul territorio bresciano soprattutto tra i monti dell’alto Garda e della Valle Sabbia. Risalgono ad antiche usanze anche le ghirlande e le decorazioni costituite dall’intreccio di rami di pungitopo e di agrifoglio. Le foglie particolarmente coriacee di queste piante, spinose e sempreverdi, richiamano allo stesso tempo un concetto di durata nel tempo e di prosperità, mentre acquisisce simbolo di buon auspicio il colore rosso vivo dei loro frutti nel corso della stagione invernale. Quasi un richiamo alla rinascita del sole che avviene in coincidenza con il solstizio.
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