A Roma senza soldi e carte: quando il viaggio si fa sfida
Un viaggio attraverso l’Italia ma, soprattutto, attraverso gli italiani. Per tastare il polso ad un Paese dall’identità sempre più varia e in velocissima evoluzione. E, una volta tanto, conterà di gran lunga più il tragitto della meta. Giovanni Del Bianco, 34enne travel e video blogger bresciano, partirà lunedì. Direzione: Roma. Rigorosamente senza soldi, bancomat, carte di credito o tessere carburante. Niente spicci, assegni e neppure uno spuntino.
«Magari mi porto una borraccia - dice - da riempire lungo il percorso». Nello zaino solo qualche cambio, il cellulare e, ovviamente, la fedele telecamera con cui documenterà tutta l’avventura. L’obiettivo è quello di arrivare nella Capitale in una settimana circa, percorrendo ogni giorno tratte di massimo duecento chilometri. Come? «Cercherò di ottenere passaggi o piccoli prestiti per pagare i mezzi pubblici - racconta Gio -. In ogni caso cercherò di evitare autostrade e non percorrerò comunque lunghe tratte in un solo giorno».
Non sarà un’impresa facile, lo sa bene Giovanni. «Lunedì mattina uscirò di casa, mi dirigerò in piazza Loggia e poi verso via Gramsci e da lì cercherò un passaggio verso Mantova o Cremona. Probabilmente coinvolgerò i miei follower, chiedendo la loro opinione nel caso di alternative o bìvi. Ma il rischio è che io non trovi nessuno disposto a scarrozzarmi, oppure che, una volta giunto a destinazione, nessuno mi offra un panino o un piatto di pasta. Alla peggio potrei essere costretto a dormire all’aperto o su una panchina».
«Spero che la modalità del viaggio - aggiunge - favorisca gli incontri e lo scambio di conoscenze. Avrò sempre la telecamera e proverò ad avvicinare le persone, cercare un contatto, chiedendo loro di raccontarsi. E spero che da lì nasca naturale la mia richiesta di aiuto o una loro proposta. Cosa mi spaventa di più? Di poter restare due giorni senza trovare da mangiare». Fra gli aspetti affascinanti di questo esperimento affatto convenzionale c’è la voglia di recuperare il senso del viaggio: «Potrei arrivare a Roma in tre ore con un biglietto da 19,90 euro perdendomi tutto quello che c’è nel mezzo. Invece vorrei ritrovare la dimensione del piccolo e della lentezza. E spero che essere senza soldi funga da elemento propositivo. In più mi permetterà di provare ad essere dall’altra parte, di mettermi nei panni degli emigrati costretti ad arrabattarsi per raggiungere la loro meta, senza un soldo in tasca».
Appuntamento per lunedì alle 8, quindi, per l’inconsueta partenza. «Sai cosa? - dice Gio -. Questo è un viaggio che può fallire».
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