Trump, Europa e Meloni: fragilità al potere

Trump procede a passo veloce a dare corpo al suo Governo, che entrerà in funzione dal 20 gennaio, passaggio reale delle consegne con Biden. Già oggi condiziona l’azione politica degli Usa e del circuito mondiale, con un confermato programma politico che intende avviare da subito, in continuità con la sua campagna elettorale.
L’Europa costruisce faticosamente, dopo mesi di trattative, la Commissione. Affianca la confermata presidente Ursula von der Leyen.
Con una risicata maggioranza numerica, inferiore alla precedente, non sorretta da una maggioranza politica.
In Italia la Meloni è alle prese con una maggioranza sempre più divisa. Anche nella espressione palese di voto specifico, su provvedimenti bandiera dell’una e dell’altra forza partitica. Entra in forse il mito del primato della sicura stabilità governativa fino alla fine della legislatura, come punto di forza che garantisce l’ammodernamento del sistema politico nazionale e locale nel segno della destra-centro?
Da noi tiene banco il meccanismo della frantumazione. Anche le opposizioni sono, appunto, nei fatti una pluralità di meccanismi. Trovano convergenze su alcuni «no» da dire al governo, ma faticano a trasformarli in sì ad una possibile gestione condivisa.
In questi giorni la ribalta oppositiva è occupata dai cinquestelle e dallo scontro tra Conte e Grillo. L’inventore del movimento vuole portarlo ai tempi supplementari. Per non darla vinta a chi considera l’usurpatore di una storia, che così viene tradita in quanto Grillo considera i suoi fondamentali.
Ovviamente si guarda ai numeri che accreditano Conte. Resta la questione di merito: che faranno, al momento della chiamata alle urne, quanti non si sentono più rappresentati? Cgil e Uil paiono voler interpretare l’opposizione sociale al governo, chiamando agli scioperi che contestano la sua intera azione politica. Da una parte sottolineano il limite dell’azione delle opposizioni, dall’altro assumono una veste che richiede di trasformarsi in azione politica. Ricordate i tempi della Cgil cinghia di trasmissione del Pci? Ora la Cisl si chiama fuori e si propone come interlocutrice mediatrice del governo non delle opposizioni.
Nel clima di incertezza una partita rilevante la riveste lo scontro a tutto campo tra la parte più militante della magistratura e l’azione di governo, che rivendica un primato della politica inteso come indirizzo al quale deve uniformarsi l’applicazione della giustizia. Non è una novità. Oggi ci si confronta con l’attualità della contesa. Più in difficoltà è, ancora una volta, la politica.
Difficile dire se abbiano ragione quanti ipotizzano che pure la Meloni sia una meteora destinata a scivolare via. I sondaggi, ma abbiamo riscontrato i loro limiti, direbbero che così non è. Come altri personaggi, che la hanno preceduta nell’incarnare la personalizzazione del potere politico per stagioni più o meno lunghe. Resta il dato di fatto: se lì si gioca il futuro delle istituzioni rappresentative, l’incertezza continuerà a durare. Aprendo la strada ad un Trump in formato italiano?
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