Burkina Faso, Mali e Niger rompono con l’Occidente e si armano
![Clima incandescente. Celebrazioni per l’uscita di Niger; Burkina Faso e Mali dall’Ecowas - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/1h5bvbv19mi5l6i4hmk/0/celebrazioni-per-luscita-di-niger-burkina-faso-e-mali-dallecowas.webp?f=16%3A9&w=826)
Il 22 gennaio, a Sebba, capoluogo della provincia di Yagha nel nord del Burkina Faso, i terroristi del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Jnim - Jama ’at Nusrat al-Islam wa-l muslimin) hanno ammazzato una ventina di persone e dato fuoco al centro medico. È l’ultimo di una lunga serie di attacchi compiuti nell’area saheliana dai gruppi jihadisti. Dopo il fallimento delle varie missioni internazionali, i Paesi più colpiti - Burkina Faso, Mali e Niger -, unitisi nel settembre 2023 nell’Aes (Alleanza degli Stati del Sahel) hanno deciso di cambiare partner, estromettendo i francesi e accogliendo i russi, prima i mercenari del Gruppo Wagner, poi sostituiti dagli Africa Corps legati al Ministero della difesa di Mosca. Ma anche questi ultimi sono stati messi in ginocchio.
Tra il 25 e il 27 luglio 2024, nel distretto di Tinzaouaten, nella regione occidentale maliana di Kidal, al confine con l’Algeria, in una feroce battaglia, i gruppi armati separatisti dell’Azawad, alleati con alcune fazioni fondamentaliste, hanno sconfitto le Forze Armate del Mali supportate dagli Africa Corps, che ne sono usciti massacrati anche nell’orgoglio: una cinquantina di morti, molti feriti, alcuni rapiti, la perdita di molti mezzi.
Visto che anche il Cremlino si è dimostrato non all’altezza nella lotta al terrorismo, Burkina Faso, Mali e Niger (che rappresentano circa 70 milioni di abitanti e quasi 2.700 km2) hanno deciso di costituire una forza militare congiunta, di 5.000 uomini. Prevista nella Dichiarazione di Niamey firmata a luglio 2024, fra i tre capi di Stato, Abdourahamane Tiani (Niger), Assimi Goïta (Mali), Ibrahim Traoré (Burkina Faso), il 21 gennaio scorso, è stata dichiarata «quasi operativa» dal ministro della Difesa del Niger, il generale Salifou Mody, necessaria perché «il Sahel oggi è terreno privilegiato per organizzazioni criminali che agiscono in nome dell’islam e sfruttano le fragilità sociali e politiche dell’ambiente per seminare violenza, terrore e divisione».
Lo stesso giorno, a New York, in sede di Consiglio di sicurezza, Amina J. Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni Unite, ha riconosciuto che l’Africa resta l’epicentro del terrorismo globale, «e si concentra in gran parte nella regione del Sahel».
L’African Union Counter-Terrorism Centre (Autuc) ha registrato oltre 3.200 attacchi terroristici e 8.400 vittime civili tra gennaio e settembre 2024. Nella sola area subsahariana si contano circa il 59% di tutti i decessi correlati al terrorismo nel mondo, circa 6.000 decessi all’anno negli ultimi tre. La preoccupazione della Mohammed è per i giovani: «L’emarginazione, unita alla disoccupazione dilagante, ha lasciato un’intera generazione vulnerabile ai gruppi estremisti». Quasi in risposta a questa preoccupazione, qualche giorno dopo, il 30 gennaio, presiedendo la conferenza internazionale «Strumenti e legislazione per combattere il finanziamento del terrorismo», organizzata nella capitale nigerina Niamey dalla Coalizione militare islamica contro il terrorismo (Cimct), il generale Mody ha affermato: «La lotta al terrorismo non può ridursi a una semplice risposta militare, deve integrare approcci di sviluppo e sostegno alle comunità locali». Inoltre «è opportuno rafforzare le sinergie per prosciugare tutte le fonti di finanziamento dei terroristi a livello nazionale e internazionale, perché la minaccia è transfrontaliera».
Intanto, il 28 gennaio l’uscita di Burkina Faso, Mali e Niger dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao) è stata ufficializzata nel telegiornale di mezzogiorno sulla televisione pubblica dei tre Paesi, e con un comunicato stampa congiunto firmato dai tre presidenti, che accusano l’organizzazione, sorta nel 1975 con l’obiettivo della cooperazione in campo economico, sociale e culturale, di essere manipolata dalle potenze straniere.
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