Pnrr a rischio, gli industriali lanciano l'allarme

Nei giorni scorsi è passato inosservato il richiamo imprenditoriale sullo stato di avanzamento dei progetti Pnrr che sottolineava due «pericoli» legati alla potenziale non completa capacità di realizzazione di quanto previsto dal piano europeo. I due rischi sono legati alla possibilità di non riuscire a realizzare l’avvio dei progetti nei tempi previsti (e richiesti) dall’Europa, e alla non ricaduta in termini di innovazione e di efficientamento del nostro Paese di quanto si sta facendo.
Sono entrambi temi rilevanti ai quali è bene aggiungere un aspetto legato al fatto che molte risorse ricevute (122,6 miliardi di euro sul totale ottenibile), dal 2028 fino al 2058 avranno un effetto diretto sul debito pubblico e sulla necessità di individuare risorse in grado di farvi fronte. Quindi progetti non capaci di generare crescita reale difficilmente saranno in grado di aiutarci a fare fronte ai «debiti» accumulati per realizzarli.
Il punto sollevato dagli imprenditori può tornare utile per provare ad analizzare non solo lo stato dell’arte, ma anche i motivi che lo determinano e le scelte politiche (più o meno obbligate) che ne stanno alla base.
In merito allo stato di avanzamento dei progetti che devono essere realizzati (la Ue parla esplicitamente di progetti finiti) entro il 2026, a oggi quelli avviati (o, come recita la burocrazia «in fase avanzata di implementazione») sono il 50% di quelli programmati. Di questi meno del 50% vedono i fondi realmente assegnati, con differenze tra le sei missioni previste dal piano. I pochi dati ufficiali sui progetti realizzati tendono a confondere il realizzato con lo stanziato (e comunque parlano del 50% dei progetti «avviati» ossia il 25% del totale).
#Scuola: nuove disposizioni con il Decreto-legge #PNRR, dagli Its agli incentivi per il personale amministrativo, dai docenti tecnico-pratici ai libri di testo per le famiglie meno abbienti.
— Ministero dell’Istruzione e del Merito (@MIsocialTW) October 28, 2024
Qui tutti i dettagli e le misure ▶️ https://t.co/NYLhUnBRa1 pic.twitter.com/qGi2TnZuDX
Per provare a dare una risposta ai due rischi evidenziati dall’appello degli industriali riflettiamo su alcuni tra i fronti aperti. La missione «Digitalizzazione-competitività-cultura-turismo» vede il 60% dei progetti avviati sempre con una percentuale intorno al 50% delle risorse stanziate (non necessariamente assegnate). Di contro, per la missione «Istruzione e ricerca», pur in presenza di un 50% di progetti avviati, solo il 40% degli stessi ha generato uno stanziamento, mentre per quelli sul tema «Salute», lo stato di avanzamento è superiore al 60% e gli stanziamenti al 55%.
Prima di provare a valutare il peso del richiamo confindustriale riflettiamo sull’effettiva «strategicità» dei progetti avviati nel nostro Paese. Analizzando i dati sulle tipologie di interventi legati al Pnrr si evidenzia un approccio poco lineare, così a fianco di un tentativo di razionalizzazione sul tema della digitalizzazione della Pa, vediamo una pletora di micro-investimenti sui territori orientati più a «tappare falle» che a generare veri e propri processi di cambiamento sia sul fronte «innovazione» sia su quello legato alle missioni denominate «salute» o «formazione».
L’appello degli imprenditori ha, quindi, una rilevanza oggettiva che dovrebbe essere affrontata in modo adeguato nei poco più di 700 giorni che rimangono (ricordando che il nostro Pnrr è stato approvato dalla Ue più di mille giorni fa), ma per farlo occorre molto pragmatismo e una volontà politica che va declinata sul fronte normativo, su quello operativo ma anche su quello «strategico».
Per quanto riguarda i primi due ambiti (operativo e normativo) se è evidente quanto le norme attuali siano vere e proprie zavorre per chi vuole lanciarsi in progetti ambiziosi, va detto che Governo e Parlamento negli ultimi anni non siano riusciti ad individuare percorsi coerenti per scardinare un modello burocratico spesso acefalo e contraddittorio, anche per volontà degli esecutivi di «occuparsi d’altro» come sta avvenendo in questi giorni con il confronto con le norme europee sulla questione migranti in Albania.
Va anche sottolineato che, a fianco di vincoli oggettivi di stampo burocratico, stiamo registrando una chiara volontà, ben espressa anche dalla bozza di indirizzo finanziario in discussione in questi giorni, che vede il Governo più orientato al breve periodo attraverso sgravi, riduzioni di tasse e affermazione di varie agevolazioni destinate (così spera l’esecutivo) a produrre effetti nell’immediato, piuttosto che a sostenere progetti i cui effetti positivi verrebbero evidenziati nel futuro.
Se questa è una scelta legittima del governo, va sottolineato come nel caso del Pnrr una sostanziale incapacità di operare con forza sul futuro e sulla generazione di cambiamenti importanti sarebbe, oltre che miope, assai pericolosa per il Paese. Finita la fase di discussione sul bilancio sarà importante che il richiamo degli industriali sia affrontato con serietà ed impegno.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
