Natale e Giubileo: tra rinascita e speranza

Impastarsi con la storia dei giorni che attraversiamo, senza perdere la prospettiva di futuro e la memoria del da dove veniamo. Il Natale, che apre l’Anno Santo Giubilare, è un pressante appello ad accogliere il significato del nascere ad una vita nuova, segnata dalla speranza costruita con la tenacia delle opere. Senza trascurare le reazioni del mondo a cui ci rivolgiamo, ma anche evitando di farci bloccare da commenti negativi ed azioni contrastanti.
Si discute se la Pasqua, la risurrezione in cielo, sia più importante del Natale, la nascita in terra. Il nascere sarebbe normale, il risorgere eccezionale. L’uno e l’altra si completano nel disegno di camminare da cristiani nel percorso che ci appartiene.
L’Anno Giubilare incoraggia a riflettere su entrambe e a confrontare con loro la quotidianità del vivere. Con un più di costanza, che va oltre le specifiche ricorrenze poste in calendario. Attraversando le diverse porte sante che incontriamo. In preparati pellegrinaggi personali o comunitari, ma soprattutto nello scandire le ore che ci rincorrono e fanno brevi pure le vite terrene lunghe.
Papa Francesco insegna: più ci caliamo a discerne i problemi concreti che si frappongono e più siamo persone che operano scelte che possono essere nell’immediato divisive. Pensiamo allo schierarsi contro le guerre e le violenze attribuendo responsabilità documentate e contestate. Proprio per questo le denunce vanno compiute con preparata consapevolezza, che evita di arrestarsi a fronte delle prime difficoltà, che introducono a quelle più strutturate che evidenziano. Senza indurci alle tentazioni mondane, piuttosto chiedendo di non abbandonarsi al loro richiamo. L’erronea unità del sentire non va perseguita con l’irrilevanza dei progetti del fare. Il tempo natalizio classico si chiude a metà gennaio, però domanda di continuare nei suoi effetti pratici. Il suo messaggio di centralità della famiglia, come nucleo fondante della comunità e fulcro della gratuità dell’amore, chiede di essere concretamente assunto ed interpretato.
Difficile nella attuale liquidità dei rapporti affettivi, che soffrono dei contesti diffusi di precarietà. Il ruolo decisivo della donna, madre di Dio che si fa uomo, cerca canali di affermazione civica che frequentemente esplorano strade lontane dalla fede cristiana. La fede traballante, nell’impatto con la durezza delle sfide quotidiane, è il dato più affermato e posto come metro di misura dell’agire, che caratterizza la maggior parte di tutti noi. Siamo alla questione delle questioni: con quale fede viviamo il Natale e guardiamo alla Pasqua? Con l’abito delle feste grandi, alle quali affidiamo i buoni propositi che evaporano al compiersi della ricorrenza? Oppure sono un’opportunità, con il respiro lungo del Giubileo, per rimodulare i nostri percorsi di vita?
L’invito pressante è a stare dentro le cose, senza farci travolgere dal loro evolversi. Provando, con fiduciosa costanza, ad indirizzarle. Senza lasciarsi scoraggiare se vengono disattese dai presunti grandi, che dettano le coordinate dei dissidi storici che ci turbano da decenni.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
