Gli amici scomodi di Meloni e Schlein

I politici vanno in vacanza, ma la politica no. Sotto traccia si avvertono movimenti e posizionamenti che possono turbare la vita dei due schieramenti maggiori: quello che esiste già (la destra di governo) e quello in costruzione (il campo largo delle opposizioni).
La Meloni e la Schlein sono solidamente alla guida dei rispettivi poli, però c’è più di qualcosa che scricchiola: non nella loro leadership, ma nella coesione fra alleati attuali e potenziali.
A destra, Salvini ha un doppio problema e crea un doppio problema alla premier. I guai del leghista sono due: il dato delle europee non è sufficiente per restare a galla, tanto più che ora il Carroccio è terzo nella coalizione dietro FdI e FI; il generale Vannacci è un ospite sempre più ingombrante perché, se è vero che ha portato più dell’1% dei voti alle liste, sembra però tentato di mettersi in proprio con una formazione di ultradestra, ora che è anche europarlamentare.
Di conseguenza, i problemi che Salvini crea a Meloni sono due: deve muoversi (soprattutto sull’autonomia, che è stata approvata ma attenderà parecchio per essere attuata, con governatori come Zaia che sono sul piede di guerra) dando fastidio al governo su tutto, aprendo nuovi fronti polemici con gli azzurri ma anche con FdI e cercando di guadagnare spazio e voti, altrimenti il futuro elettorale (e interno al partito) sarà peggiore; deve spostarsi sempre più verso destra (il trumpismo non basta), perché si è capito che ormai la Meloni lo ha scavalcato – anche in Europa – togliendogli tutto lo spazio moderato-conservatore e lasciandolo all’estrema (inoltre deve dimostrare di essere più radicale di Vannacci e di qualche nostalgico che ancora c’è in FdI, altrimenti resta schiacciato fra concorrenti più potenti e agguerriti di lui).
Anche la Schlein ha un alleato scomodo: Conte. Il capo dei Cinquestelle vuole rivoluzionare il partito, ma l’esito probabile sarà trasformarlo in qualcosa di totalmente suo, tagliando i ponti col passato (pre-2018) e con Grillo. I problemi, per la segretaria del Pd, sono tre: ai democratici non conviene che il confronto nei Cinquestelle finisca con una scissione del Movimento, perché al «campo largo» serve unire le forze, non perdere pezzi; un Conte libero da Grillo potrebbe essere tentato di provare a rosicchiare consensi nell’area di confine fra M5s e Pd; un Grillo rimasto con i suoi fedelissimi potrebbe tornare alle origini e formare un soggetto politico del 3-4% capace di isolarsi completamente e di assumere atteggiamenti incompatibili con chiunque.
Senza contare che Conte non vuole Renzi nel campo largo, cosa che in Liguria – alle regionali – può fare molto male alla coalizione, oltre che – in prospettiva – impedire al blocco delle opposizioni di compattarsi e diventare competitivo alle prossime politiche.
Insomma, mai come ora Meloni e Schlein possono dire che «dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io».
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