Aggressioni ai medici: serve rispetto, altrimenti perdiamo tutti

Ottavio Di Stefano · Presidente dell’Ordine dei medici di Brescia
«Operatrici ed operatori che nonostante tutto, sia nel grande dipartimento di emergenza, nei Pronto soccorso, che nella più sperduta postazione di guardia medica, questa notte, domani, domenica e tutti gli altri giorni saranno lì a prendersi cura di chi sta male, andando oltre la paura»
Troppi gli operatori della sanità raggiunti da aggressioni e violenza fisica - © www.giornaledibrescia.it
Troppi gli operatori della sanità raggiunti da aggressioni e violenza fisica - © www.giornaledibrescia.it
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Pochi giorni fa un nostro collega, in servizio presso il Pronto soccorso dell’ospedale di Chiari, è stato aggredito da un parente, fortunatamente, pare, con modeste conseguenze. Pressoché nelle stesse ore aggredite due colleghe e due infermiere del Pronto soccorso dell’ospedale di Crotone. Solidarietà e vicinanza davvero sentite da tutta la comunità medica bresciana.

La cronaca di episodi simili è divenuta quasi quotidiana. La Federazione nazionale (Fnomceo), con grande impegno, ha affrontato la situazione a livello istituzionale, contribuendo all’inasprimento delle conseguenze giudiziarie per gli autori di questi reati. Il governo ha annunciato implementazione diffusa di sistemi di sicurezza. Provvedimenti assolutamente necessari. Ma non basta.

Sappiamo tutti che il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) – che dal 1978 al 2019, per citare un dato fra i tanti, ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito – vive una crisi profonda.

Medico in corsia - Ansa © www.giornaledibrescia.it
Medico in corsia - Ansa © www.giornaledibrescia.it

L’accesso ai percorsi di diagnosi e cura è sempre più difficoltoso, specie per le condizioni socioeconomiche più disagiate. Sappiamo tutti che un finanziamento straordinario ed una profonda revisione riorganizzativa dovrebbero costituire la priorità di intervento. Sappiamo tutti noi che dobbiamo ripensare la qualità e l’appropriatezza della nostra azione. Tante ricette e tutte a favore, a parole, del Ssn pubblico.

La sostenibilità, la sopravvivenza stessa del sistema, è in forse. Non è un tema per addetti ai lavori, ma riguarda tutte e tutti perché la salute è un diritto fondamentale. La salute viene «prima» e ci accorgiamo della sua essenzialità quando non c’è.

Da tante parti giustamente si invoca una grande riforma condivisa, anche con alcune rinunce considerando la situazione economica, che però si basi sui principi irrinunciabili, costituzionali su cui si fonda il nostro Ssn. Nei momenti più duri del Covid, medici, infermieri ed operatori tutti della salute sono stati l’argine vero, andando oltre la fatica e pagando un prezzo altissimo. L’unico anello della catena che non si è incrinato. E fa davvero male che gli stessi vengano oggi così offesi. Un’assurda ed equivoca interpretazione che il tutto sia dovuto. No, il sistema si basa sulle regole, sulle decisioni responsabili dei professionisti che «fanno la salute» e non esistono altre figure. Rispetto.

Il disagio profondo dei cittadini non può in alcun modo, neanche lontanamente, essere un’attenuante per la violenza verbale e tanto più fisica. Violenza rivolta a chi ha scelto di lavorare laddove si realizza la frontiera vera della crisi del sistema.

Operatrici ed operatori che nonostante tutto, sia nel grande dipartimento di emergenza, nei Pronto soccorso, che nella più sperduta postazione di guardia medica, questa notte, domani, domenica e tutti gli altri giorni saranno lì a prendersi cura di chi sta male, andando oltre la paura. È il loro lavoro. È il nostro lavoro. Rispetto, se no perdiamo tutti.

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