Adesso è importante capire quale Europa mettere in campo

Una comunità unita o un mosaico di stati, ciascuno alla ricerca di un accordo di convivenza con lo zar occidentale, mentre la Russia ricompone la sua potenza territoriale
La bandiera europea
La bandiera europea
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Trump vuole davvero ribaltare gli equilibri mondiali. Ucraina ed Europa vengono messe tra le vittime sacrificali del rimescolamento, che intende rimettere la Russia nel ruolo di potenza mondiale così da sganciarla – questo l’auspicio tutto da verificare nell’esito – dall’abbraccio alla Cina. Cina che si vuole contenere nella corsa, ritenuta questa sì fondamentale, alle rispettive zone d’influenza.

L’attacco frontale al delegittimato presidente dell’Ucraina Zelensky e le pesanti critiche alla inazione europea – considerati l’uno il responsabile della guerra, gli altri i colpevoli del suo perdurare – rovesciano totalmente ciò che era stato il filo conduttore della presidenza Biden, a sua volta accusata di fallimento totale nella gestione della politica estera, con le conseguenti ricadute dannose sull’intera politica nazionale. Di fatto si assumono le ragioni della Russia, sollecitata alla trattativa diretta con gli Usa. Che pace si può realizzare?

Diventa più che mai urgente decidere quale Europa si vuole mettere in campo. Una Europa rilanciata nei suoi fondamentali di comunità unita? Un mosaico di stati, ciascuno alla ricerca di un accordo di convivenza con lo zar occidentale, mentre la Russia ricompone la sua potenza territoriale? Anche volendo, non si può restare fuori dalla contesa in atto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato duramente attaccato dai portavoce russi, per aver confermato il giudizio di condanna e rifiuto della logica del fatto compiuto russo nella guerra scatenata contro l’Ucraina, comportamenti giudicati appartenuti alla Germania di Hitler che portarono al conflitto mondiale. Parole, si è minacciato nei nostri confronti, che avranno severe conseguenze.

Giorgia Meloni prova ad individuare una linea non puramente oppositiva a Trump, nel costruire una nuova Europa che deve fare i conti con i cambiamenti degli scenari internazionali. Delicata la materia, complessi i risvolti. Il rischio? Rimanere isolata, quindi schiacciata tra le azioni degli uni e le reazioni degli altri. La partita politica si gioca sulle realtà economiche: può l’Europa farsi carico dei costi della sua sicurezza militare e dei dazi americani su sue produzioni chiave? Dalla storica alleanza atlantica ai ricatti economici attuali.

Mario Draghi, da consigliere europeo di Ursula von der Leyen, ripete: è colpevole rimanere inattivi mentre tutto cambia. Si può non condividere la tela intessuta dalla Meloni, ma si deve porre mano ad un’altra, che sia realistica, non propagandistica. Mentre tutto cambia velocemente il galleggiamento attendistico non paga: viene inglobato da uno dei soggetti protagonisti. Se siamo convinti che il nostro destino si giochi sul tavolo dell’Europa, non possiamo che essere coprotagonisti delle giornate che si vanno a vivere. Trump e Putin hanno i loro copioni scritti, con le modifiche da apportare perché ottengano i loro scopi intermedi nel cammino verso i codificati risultati finali. Non ci faranno sconti. Occorre avere la forza di elaborare le mediazioni. L’Italia ha una responsabilità grande.

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