Il passato (di verdure) e l'età che non è più quella di una volta
La prima gelata che ha candidamente ricoperto l’orto mi ha commosso. Aprire le ante (non propriamente all’alba, ma questi sono dettagli) e vedere la barba del frate ibernata mi ha profondamente colpito. Quella leggera coltre bianca così poetica ha fatto breccia nel mio cuore. Quando si dice lo spettacolo della natura. Devo ammettere che era qualche tempo che non dedicavo attenzione alla mia strepitosa coltivazione a riposo, mi sono così accorto che il sedano rapa ha raggiunto il suo ottimale splendore. Ho atteso che il sole scaldasse la terra e ne ho raccolta una piantina.
Ecco le sensazioni che ne sono seguite: un profumo inebriante e intenso di sedano come raramente mi è capitato nella vita, il sapore dolce e ricco di personalità (l’ho fatto a fette (scuso la cacofonia), poi sbollentato e quindi fritto impanato). Insomma, dieci e lode. Mentre gustavo questo manicaretto riflettevo sul passare del tempo, ho messo a dimora il sedano rapa a giugno, ho iniziato a raccoglierlo in novembre, in mezzo è trascorsa la vita.
È passato il tempo, e siccome siamo nell’orto si può dire che è passato di verdure, che peraltro non mi è mai piaciuto.
Queste profonde riflessioni non mi hanno però immalinconito, anche perché a 45 anni sono ancora un brillante adolescente. Bamboccione? Calma con le parole, lo dice la scienza. Un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa. E un 75enne quella di uno nel 1980 aveva 55 anni. Quindi (e cito la scienza), cos’è un quarantacinquenne se non un anagraficamente attempato ventenne? Ripeto, lo dice la scienza.
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