I bianchetti di Natale
Ho fatto un cerchiolino rosso sul calendario attorno al 14 dicembre: è il primo giorno che ho messo la sciarpa.
Ecco, quando metto la sciarpa per me inizia l’inverno. Ogni anno lo segno, è un mio vezzo, purtroppo però non vi posso presentare una statistica perché non tengo da parte i vecchi calendari. Vi posso però dire con certezza che è sempre tra novembre e dicembre. Il grande freddo, un tempo si diceva pomposamente che arrivava il generale inverno, per me è sinonimo di Natale. O meglio, dell’attesa del Natale.
Che gioia fare il pupazzo di neve e mettergli la carota come naso (le coltivo apposta solo per questo scopo), tirarsi le palle di neve, rotolarsi nel manto bianco con il mio cane Pepe. Ecco, tutto questo a Roncadelle non è mai successo in dicembre, ma è comunque bello pensare che sarebbe potuto accadere.
A me poi del Natale ciò che proprio piace, ma davvero tanto, sono i pranzi. E lo dico davvero. Unica condizione: che si vada in una bettola, in uno di quei ristoranti dove di antipasto ti danno l’insalata russa, le lumache con la pancetta, le capesante che sembrano di plastica, i voulevant sempre dell’anno prima, e poi il risotto allo champagne (che è spumantino da 2 euro la bottiglia), tagliatelle ai funghi (rigorosamente coltivati), quindi l’arrosto stopposo con la cremina marrone e a chiudere la fetta di panettone servita direttamente in mano.
Per me il sapore del Natale è però quello delle alici marinate, che a casa mia chiamiamo bianchetti. Le adoro perché hanno il sapore trash dell’ostentata bontà natalizia.
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