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Techne: quando la “misura” del successo è la lungimiranza

Misurare per anticipare il futuro è l’equazione che Davide Peli – amministratore delegato di Techne – applica nella vita e nel lavoro.
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Misurare per anticipare il futuro è l’equazione che Davide Peli – amministratore delegato di Techne – applica nella vita e nel lavoro. Una formula finora vincente.

Un bilancio bresciano tra lockdown e smart working
 

Core business dell’azienda bresciana Techne è la scienza esatta della metrologia o - per i meno tecnici - taratura degli strumenti. Ovvero, la disciplina che si occupa della verifica della conformità degli strumenti di misurazione della maggior parte delle grandezze fisiche, dall’analisi e test di laboratorio al rilievo dimensionale 2D e 3D. Tra le duecento aziende italiane certificate Accredia – ente unico nazionale di accreditamento per rilasciare certificazioni di campioni Primari, fra le prime dieci aziende per dimensione e parco strumenti per il rilievo dimensionale e le prime 5 notificate presso la Comunità Europea per la verifica e collaudo dei prodotti marcati CE nel campo Safety and Security– Techne entra nella fase due dell’emergenza da Covid-19 con una buona dose di fiducia. Basta guardarsi intorno, del resto, per avere conferma che di realtà strutturate come quella con sede in via della Musia a Brescia ce ne sono una manciata in Italia. Suoi fiori all’occhiello sono il parco macchine all’avanguardia e i venti collaboratori altamente specializzati, contro l’80% di competitor che oggi conta su una media di quattro-cinque dipendenti. A raccontare viva vox il momento storico che vive la società è il suo stesso fondatore e amministratore delegato – Davide Peli. «Durante la fase emergenziale siamo stati annoverati tra le categorie autorizzate a proseguire l’attività, fattore che ci ha permesso di garantire continuità a commesse strategiche in settori “evergreen”, come il medicale e il militare. Certo, il contraccolpo del calo di lavoro non ha tardato a incidere sul fatturato di aprile, ma non ci lamentiamo. Attualmente misuriamo la situazione su due binari paralleli: la serenità dei clienti che mandano avanti ordini senza titubanze contro la preoccupazione dei terzisti che ignorano come saranno i mesi a venire, a causa dell’onda lunga degli arretrati che si trovano davanti. Dal canto nostro proseguiamo con la tenacia che ci contraddistingue, forti della nostra eccellenza: qualsiasi grandezza fisica siamo in grado di verificarla».
 


In coppia con il lockdown c’è l’altro inglesismo, lo smart working. Il lavoro agile, per chi ha avuto la fortuna di poterne usufruire, è un tema che ha sollevato pareri discordanti, soprattutto in una città conservativa come Brescia. Su questo punto l’imprenditore bresciano commenta con disinvoltura: «Lo smart working è un vantaggio, a patto che non venga portato all’estremo come è successo in questi mesi. Funziona, cioè, per brevi periodi. La domanda che rivolgo agli scettici è: Perché arroccarsi sulla timbratura? È chiaro che il modello del lavoro basato sulla quantità di ore è destinato a depotenziarsi. A fare la differenza sul mercato, infatti, è l’approccio qualità-centrico che si valuta sugli obiettivi raggiunti. Questo è anche un modo nuovo di dare dignità ai collaboratori, fornendo loro stimoli concreti».

La crescita a doppia cifra della società bresciana
 

La lungimiranza del titolare di Techne si misura anche sulla crescita a doppia cifra del fatturato: i 2,8 milioni del 2018 lasciano il posto ai 4,6 del 2019. Fatturato composto al 55% dai comparti trainanti – medicale e militare – e per il restante da diversi rami dell’industria. «Dall’automotive al siderurgico; dal farmaceutico all’industria alimentare, passando per le costruzioni e arrivando all’elettrico. Il bello della metrologia è anche la sua diversificazione nel mercato, ovvero la possibilità di attingere a un parco clienti sempre diversificato». Così come è variegata la provenienza dei clienti che si rivolgono a Techne. Da Est a Ovest, la maggioranza sono concentrati nella parte settentrionale del Paese, con alcune incursioni in Emilia Romagna e Toscana. Non manca l’interesse dall’estero, in particolare dai mercati di Israele, Francia, Germania e Stati Uniti. Proprio negli USA per Techne è nata a dicembre nel 2018 una preziosa opportunità di partnership, che vede un’osmosi senza soluzione di continuità tra il know how made in Italy e il problem solving tecnologico americano. «Con gli strumenti metrologici si deve essere sempre un passo avanti e in termini di innovazione con gli Stati Uniti non c’è gara» conclude Peli. Con queste premesse, Techne ha appena accolto l’acquisizione del 2053esimo cliente, con una turnazione media annua di 600 clienti. 

Bruciare le tappe sì ma con “misura”

 

Giocare d’anticipo, si diceva all’inizio, è una formula che Peli ha fatto sua molto presto. A partire dalla scelta che ha dato il via alla sua avventura imprenditoriale: abbandonare un posto di lavoro sicuro per inseguire un’idea, rischiando tutto. Correva il luglio del 2008 quando Peli fondò la società Techne –  dal greco “arte della tecnologia” nome omen verrebbe da dire. «Sono appassionato di meccanica da che ne ho ricordo – ammette. Già durante gli studi tecnici avevo sviluppato una predilezione per il controllo del pezzo e la misurazione della qualità. Una volta diplomato sono stato assunto come tecnico di laboratorio in un’azienda bresciana, dove misuravo pezzi con mezzi che, dal semplice calibro, arrivavano fino alle macchine 3d». Da lì è stato un bruciare le tappe che oggi ha portato l’imprenditore a timonare una delle più promettenti realtà di metrologia del panorama italiano. «Ho sempre visto un potenziale enorme e non abbastanza sfruttato nel settore della metrologia; e proprio questa convinzione mi ha posto di fronte a un punto di svolta epocale, di cui oggi vado molto orgoglioso». Due anni dopo, nel 2010, arriva l’internalizzazione dei laboratori e nel 2013 il cerchio si chiude con l’acquisizione del fornitore bergamasco ForDim. In questo anno è da collocarsi anche un importante ricambio generazionale ai vertici stessi della società. La liquidazione del precedente socio di Peli corrisponde all’entrata tra i ranghi di una mente giovanissima – «in cui ho rivisto me stesso qualche anno prima» confessa il titolare. Da quel momento Alex Valentini è socio e braccio destro di Peli, in una sinergia complementare che appoggia su un principio basilare: in due si fa meglio che in uno e soprattutto di più perché continuamente spronati reciprocamente.

Aprire il cassetto dei propri sogni: serve coraggio e validi collaboratori

In un momento storico che per i giovani si fa ancora più delicato – lavorativamente parlando – Davide Peli naviga controcorrente e incita a inseguire i propri sogni, per quanto irraggiungibili possano sembrare. «Se c’è un sogno nel cassetto bisogna avere l’ardire di aprirlo, perché se lo si tiene chiuso non si sa mai come sarebbe potuta andare a finire. E il mio caso ne è la perfetta testimonianza. Ho dato una chance alla mia idea imprenditoriale, senza alcun pregresso background. Il coraggio di lanciarsi è determinante, anche perché solo quando ci si è dentro si scopre che fare impresa non è mai una questione individuale. Significa costruire relazioni di valore con il territorio e la comunità; ma soprattutto serve circondarsi dei giusti collaboratori, perché ciascuno porta il proprio valore aggiunto». Proprio alle persone guarda con lungimiranza l’Ad di Techne, come risorsa insostituibile su cui investire in un ciclo di formazione continua. «Non esiste più la figura da “catena di montaggio”. Più il lavoro si fa più automatizzato, più il fattore umano può far volgere la mente al futuro».
Del legame con le persone e, in particolare, con i giovani Peli ha fatto il centro di un’altra attività che gli sta molto a cuore, il coordinamento dei Giovani di Confartigianato-Brescia. «Quando ho iniziato a frequentare il gruppo non ero neanche trentenne e ciò che più mi ha stupito di quel confronto era l’utilità disinteressata che ciascuno poteva trarne. Si tratta di un network di professionisti in erba dove problemi e soluzioni vengono condivisi per aiutarsi reciprocamente, proprio come in una squadra.
Da alcuni anni a questa parte promuoviamo la formazione attraverso “l’happy hour dell’innovazione”. A ogni incontro invitiamo un imprenditore di successo per trascorrere una serata arricchente all’insegna di stimoli nuovi. Così il cervello resta sempre in movimento». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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