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Ricostruzione 3D intraoperatoria in chirurgia vertebrale

La nuova tecnica di visualizzazione tridimensionale permette di perfezionare le pratiche chirurgiche e ridurre i rischi degli interventi
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La nuova tecnica di visualizzazione tridimensionale permette di perfezionare le pratiche chirurgiche e ridurre i rischi degli interventi

Conosciuta come TAC intraoperatoria, la ricostruzione 3D intraoperatoria rappresenta una risorsa fondamentale per la chirurgia moderna. Si tratta di uno strumento utilizzato quotidianamente durante gli interventi chirurgici, ma il cui contributo è ancora poco noto fuori dall’ambito medico.

La ricostruzione 3D intraoperatoria non è altro che una rielaborazione tridimensionale di immagini bidimensionali acquisite direttamente durante l’intervento.

Il dottor Claudio Ferlinghetti, specialista in Neurochirurgia e il dottor Ambrogio Lombardini, specialista in Ortopedia, entrambi esperti in patologie e chirurgia della colonna vertebrale, ne spiegano così il funzionamento: «Il computer elabora le immagini 2D e ci fornisce una ricostruzione tridimensionale dello spazio di lavoro. Per renderlo più comprensibile la possiamo paragonare in tutto e per tutto ad una TAC (tomografia assiale computerizzata). La strumentazione per eseguire tale esame si avvale di un apparecchio radiografico di ultima generazione che permette di ottenere una qualità d’immagine superiore, consentendoci di eseguire interventi con la minore invasività possibile e una notevole riduzione dei rischi intraoperatori. Questo si traduce per il paziente in una procedura più breve, con minori perdite di sangue, una quantità di anestetico inferiore, una degenza ridotta e un recupero più rapido e meno doloroso (con conseguente utilizzo di una ridotta quantità di farmaci post-operatori). I vantaggi si estendono quindi dalla pratica operatoria all’intera economia sanitaria nazionale».

Nonostante sia risaputo che la TAC sia un esame che espone a una quantità importante di radiazioni, il dottor Lombardini assicura che l’apparecchio utilizzato per la ricostruzione 3D intraoperatoria è caratterizzato da una bassa emissione di radiazioni, garantendo un’esposizione fortemente limitata per il paziente, per i chirurghi e per tutto il personale presente nella sala operatoria.

Se eseguita prima della procedura chirurgica, la ricostruzione 3D permette all’equipe medica di avere la certezza di non trovarsi di fronte ad anomalie anatomiche. «Inoltre – spiega il dottor Ferlinghetti -, può “navigare” il posizionamento degli impianti. Ciò significa che possiamo decidere di utilizzarla insieme ai robot per aiutarci o semplicemente per controllare in tempo reale dove e in che modo stiamo posizionando gli impianti stessi, proprio come facciamo con il nostro smartphone quando usiamo il navigatore satellitare che ci indica la posizione del veicolo durante la guida».

Se eseguita dopo la procedura chirurgica, i benefici della TAC intraoperatoria sono diversi ma altrettanto importanti: «In questo caso ci permette di avere un’ulteriore certezza su come è stato eseguito l’intervento, una sorta di prova del nove per procedere con la chiusura dell’operazione nella convinzione di aver fatto tutto nel modo corretto». Insomma, adottare in sala operatoria un apparecchio per la ricostruzione tridimensionale intraoperatoria rappresenta una tutela aggiuntiva nei confronti sia del paziente sia dell’equipe medica che ha eseguito l’intervento.

I profili dei professionisti

Particolarmente interessato all'applicazione della microchirurgia nel trattamento delle ernie del disco e fautore degli approcci mininvasivi nella patologia degenerativa lombare, il dottor Claudio Ferlinghetti è autore di numerose pubblicazioni e promotore di lavori scientifici nel campo della neurochirurgia e del trattamento delle patologie della colonna vertebrale. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in Neurochirurgia presso l'Università degli Studi di Brescia, ha compiuto un importante esperienza formativa presso l'Unità di Chirurgia Vertebrale della Clinique de Chenove a Dijon (Francia). Grazie a questa esperienza, a stretto contatto con un luminare nel campo della chirurgia vertebrale come J. P. Lemaire, il dottor Ferlinghetti può applicare oggi le migliori tecniche chirurgiche per il trattamento delle patologie della colonna vertebrale. È inoltre consulente chirurgo per alcune aziende del settore, in qualità di esperto in tecniche mininvasive.

Il dottor Ambrogio Lombardini, laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato a pieni voti con lode presso l’Università degli Studi di Pavia ed il IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, ex Dirigente Medico di primo livello presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Civile di Legnano, autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche indicizzate e di corsi in materia di patologia e chirurgia vertebrale. Grazie alla sua formazione specifica applica le tecniche terapeutiche e chirurgiche più all’avanguardia nel settore cercando sempre di prediligere la microchirurgia e la mininvasività.

Il dottor Ferlinghetti e il dottor Lombardini ricevono esclusivamente esclusivamente su appuntamento all’interno del Centro Specialistico Vertebrale Atlante, al primo piano dell’edificio del Conad Superstore di Capriolo, in via Sarnico 37/b.

Per informazioni e prenotazioni: 030-0948545, oppure www.atlantecentrovertebrale.it

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