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La crescita costante del Brescia Calcio Femminile

Dall’arrivo di Clara Gorno alla presidenza, il club ha ampliato la base sul territorio, con l’obiettivo di formare le giovani a 360 gradi
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Un calcio etico, sostenibile, capace di creare una base rilevante di calciatrici nate e cresciute nel territorio della provincia. La mission del Brescia Calcio Femminile prosegue, con una crescita costante innescata dall’arrivo alla presidenza, nel 2021, di Clara Gorno. Il calcio, dunque, che prova ad andare al di là della disciplina stessa, diventando veicolo di valori condivisi, fondamentali per la formazione della persona oltre che della calciatrice.

«Siamo passati da 75 a oltre 200 atlete tesserate nell’arco di quattro anni ed è un segno tangibile della nostra crescita, così come gli investimenti su uno staff che può contare 25 tecnici e oltre 20 tra collaboratrici e collaboratori. A livello personale, da imprenditrice e da mamma, soprattutto da mamma di figlia femmina, quello che stiamo realizzando è un grande orgoglio: essere presidente di una società sportiva femminile non è così scontato. Penso che per le nostre ragazze possa essere un esempio vedere una donna votata nel Consiglio della Divisione come rappresentante dei club di Serie B, il tutto all’interno di un mondo che rimane molto maschilista nonostante si tratti di uno sport femminile», ci racconta la presidente, che concentrandosi sul futuro della prima squadra prova a delineare un obiettivo ambizioso ma essenziale per una città dalla grande tradizione nel calcio femminile: «Sicuramente dobbiamo ritornare in Serie A, senza ombra di dubbio. Certo, non avendo alle spalle una società maschile, stiamo puntando tanto sul settore giovanile: cerchiamo di dare gli strumenti alle nostre ragazze a livello tecnico-tattico, oltre al valore indubbio del senso di appartenenza che può avere una ragazza di Brescia».

Il rovescio della medaglia, se così si può definire, è la relativa facilità con cui una società dilettante rischia di essere esposta nei confronti delle grandi realtà del calcio femminile italiano: «Stiamo cercando di trovare una soluzione – confessa Gorno – perché a differenza del maschile, dove c’è sempre una compravendita con degli introiti importanti, noi in caso di perdita di una ragazza che decide di andare altrove incassiamo dei premi di preparazione veramente bassi, che non coprono nemmeno lontanamente l’investimento fatto a livello societario tra campi, strutture, mister e tutto quello che serve per essere una scuola calcio Élite come siamo noi. In quattro anni, il budget che ho dovuto stanziare è aumentato del 60% rispetto alla prima stagione: questo perché il livello si alza e le richieste economiche, anche solo per la licenza nazionale, aumentano e sono più stringenti. Se pensiamo che è notizia di questi giorni anche il taglio dei fondi per il femminile a livello nazionale, mi sento di dire che per un imprenditore è davvero difficile. Ed è un peccato perché ci sarebbero tante possibilità per fare un calcio autosostenibile».

Intanto proseguono i numerosi progetti collaterali che il Brescia Calcio Femminile porta avanti, da quello con le carceri, che vede le atlete partecipare a momenti di gioco con le detenute, a Verziano, a quello che consente ai carcerati di fare stage nella società (questo, dopo aver fatto un corso con l'Associazione Italiana Allenatori). E poi ancora le visite in corsia nel reparto di pediatria del Civile, per portare sorrisi ai piccoli pazienti, e la Dream Cup che, senza imporre limiti di età o di capacità, dà a tutti la possibilità di giocare, e al Team for Special, composto da atlete e atleti con disabilità psichica. «Crediamo molto nei progetti speciali, io vorrei cambiare il calcio attraverso principi e valori che ritengo imprescindibili. Stiamo investendo tanto nella formazione, con corsi e incontri, con il desiderio di far crescere le nostre giovani», conclude Gorno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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