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Denti e innovazione: impianti postestrattivi flapless in 48 ore

Facciamo il punto con Paolantonio Cavellini, direttore degli studi dentistici Mezzena, sui progressi delle tecniche implantologiche.
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Se ne sente parlare spesso, ma non tutti sanno di che cosa si tratti. L’implantologia è una tecnica chirurgica che permette di ristabilire la funzionalità dei denti persi o irrimediabilmente compromessi grazie all’inserimento di dispositivi chiamati "impianti dentali". L’impianto dentale si compone principalmente di tre elementi: radice artificiale, che viene inserita al posto di quella naturale; protesi o dente artificiale, che sostituirà quello mancante; abutment e vite protesica, elementi che connettono radice ed elemento protesico. Si tratta di una soluzione fissa e sicura sia per chi ha perso uno o più denti, sia per chi necessita della ricostruzione di intere arcate. La tecnica più avanzata e rivoluzionaria usata dai professionisti della disciplina è senza dubbio l'implantologia postestrattiva a carico immediato flapless, che consiste nel protesizzare l’impianto endosseo entro le 48 h dal posizionamento permettendo al paziente di riacquistare estetica e funzione in tempi rapidissimi rispetto alle tecniche implantari precedenti, che necessitavano dai 3 ai 6 mesi e oltre se si dovevano prima fare estrazioni dentali. Il termine “postestrattivo” sta a indicare che appena prima del posizionamento implantare, se necessario, si compiono in unico atto chirugico anche le estrazioni degli elementi dentari irrimediabilmente compromessi. “Flapless”- dall'inglese “senza lembo” - significa che questa tecnica permette di effettuare il posizionamento degli impianti senza ricorrere a a bisturi o sutura.

Quanto dura un impianto dentale?

Lo chiediamo al dottor Paoloantonio Cavellini che, con l’équipe degli Studi Mezzena, è un riferimento per chi, a causa della perdita dei denti singoli, multipli o totale, sognano di tornare a sorridere in sole 48 ore. Il dottor Cavellini si dedica esclusivamente alle riabilitazioni estetico funzionali-implantari e dentoprotesiche e dal 1992 dirige gli Studi Mezzena. Dopo una lunga formazione in parodontologia, implantologia e protesi dentaria con i maggiori esperti internazionali, dal 2008 è di casa all’Advancing Dentistry del Kois Center di Seattle (U.S.A.) dove nel 2012 ottiene il titolo di “Graduate e Prosthodontis Recognized Specialist” e nel 2015 quello di “Mentored è membro del “Kois Center Alumni”.

«L’impianto dentale, come i denti naturali, dovrebbe durare tutta la vita. La causa per cui in qualche in caso non avviene è la stessa per entrambi: i batteri, che oltre a sviluppare la carie solo sugli elementi naturali (danno sulla parte esterna del dente: corona), causano la parodontite per i denti naturali o perimplantite per gli impianti. Questa malattia interessa l’apparato di supporto (parodonto), composto da osso e gengiva che si riassorbe, accompagnato da arrossamenti e sanguinamenti gengivali. In seguito, provoca la mobilità e la perdita degli elementi dentali sia naturali che artificiali (impianti)».

Come incide la qualità dei materiali utilizzati?

«La qualità dei materiali di cui sono composti gli elementi è fondamentale, sia per la superficie che deve stimolare l’integrazione ossea e sfavorire la colonizzazione batterica, che per la precisione e affidabilità della componentistica, che deve sopportare enormi carichi occlusali e masticatori per tutta la vita. Per quanto riguarda la vite protesica in titanio, che connette il dente artificiale con l’impianto, se di buona qualità è improbabile che si sviti, a meno di errori o sviste nella pianificazione dell’intervento». Il dottor Cavellini continua: «È importante precisare che ci sono situazioni specifiche, come ad esempio il bruxismo (il paziente stringe in maniera esagerata e involontaria i denti durante la notte), che potrebbero causare danni alle corone protesiche e rottura o allentamento delle viti protesiche. Per evitare problemi, di notte si fa indossare al paziente un dispositivo fatto su misura (bite notturno) che ricopre i denti superiori e protegge i denti naturali e quelli artificiali».

La cura dell’igiene orale fa la differenza?

Qui entra in gioco il paziente: «Gli impianti non sono soggetti alle carie, ma è importante rimuovere i batteri per evitare recidive della parodontite che, danneggiando l’osso, così come il dente naturale (periodontite) anche per l’impianto (perimplantite) ne causa la perdita. Gestire le cause batteriche, osservare uno stile di vita salutare e seguire le indicazioni del dentista di fiducia, aumentano le probabilità che l’impianto si mantenga a lungo».

Tecnica Flapless per impianti senza bisturi

L’implantologia transmucosa o Flapless è una tecnica odontoiatrica con la quale è possibile inserire un impianto dentale senza bisturi o punti di sutura. Limita enormemente la ferita chirurgica ed è molto meno invasiva di altre tecniche.

L’implantologia transmucosa è consigliabile a tutti i pazienti, soprattutto a quelli che dovrebbero evitare interventi chirurgici molto invasivi, ma soprattutto a chi, a causa di condizioni o patologie preesistenti come diabete o cardiopatie, ha necessità di tempi di guarigione prolungati e soprattutto di ridurre disagi e rischi di complicanze.

La tecnica Flapess permette di inserire impianti senza aprire il lembo gengivale con il bisturi e, di conseguenza, di richiuderlo con punti di sutura. Per proteggere l’impianto non vengono utilizzati punti di sutura, ma viene applicata una vite tappo, un pilastro di guarigione che sigilla la gengiva, o, con il carico immediato, un dente definitivo/provvisorio così da permettere una rapida guarigione gengivale ed evitare infiltrazioni che potrebbero provocare infezioni.

Essendo l’implantologia transmucosa una tecnica mini-invasiva, una volta eseguito l’intervento il paziente sentirà meno dolore e il gonfiore sarà ridotto rispetto alla tecnica tradizionale. Per questo motivo non sarà necessario assumere molti farmaci per controllare i fastidi della fase di ripresa post-operatoria e il recupero delle funzioni estetiche e masticatorie sarà rapido.

Il materiale utilizzato per gli impianti della tecnica tradizionale e della transmucosa è lo stesso, quello che cambia è la struttura della componente più prossima alla gengiva, la cui parte liscia risulta più estesa nell’impianto per Flapless.

In ogni caso, esistono anche impianti utilizzabili allo stesso modo per entrambe le tecniche e la scelta del modello più adatto viene fatta dal dentista dopo un’attenta valutazione.

Vedere per credere: il caso clinico

Illustriamo un caso clinico trattato dal dottor Paoloantonio Cavellini negli Studi Mezzena applicando il carico immediato post estrattivo Flapless.

Sulla poltrona del dottor Cavellini una paziente di anni 45 soggetta a sviluppare carie distruttive fin da bambina. La signora risulta avere gli ultimi elementi rimasti, incisivi dell’arcata dentaria superiore, danneggiati dalla patologia cariosa in maniera irreparabile. Le carie di cui soffre da sempre, sono causate da batteri che trasformano i residui alimentari in acidi che danneggiano le strutture dentali.  La paziente, come tutte le persone che sviluppano questo tipo di problema, ha una mancanza congenita e ereditaria di difese immunitarie specifiche che stanno nella saliva, verso questi ceppi batterici che creano i danni ai denti (Carie). Non era mai stata né istruita su come rimuovere i batteri quotidianamente né era stata rimossa la placca con sedute di igiene profonde per evitare recidive dovute alla stessa causa che aveva danneggiato e compromesso i denti fino alla perdita. Ciò aveva creato danni estetico funzionali che hanno compromesso la qualità di vita.

Il percorso implantologico e la riabilitazione chirurgia

Dopo essere stata sottoposta al protocollo di terapia causale (igienizzazione profonda e settoriale con insegnamento di tecniche di mantenimento di igiene domiciliare), aver visionato e studiato lo status radiografico, la Tac Cone Beam, i modelli studio ed effettuato un’analisi fotografica digitale (Digital Smile Design), sono state confrontate le foto storiche e preoperatorie della paziente e raccolti tutti i dati dento-facciali e funzionali. A questo punto è stato pianificato un piano di trattamento per risolvere a lungo termine tutte le problematiche a 360°.

La paziente, dopo aver compreso e accettato il piano di cure, è stata sottoposta alla riabilitazione chirurgica implanto-protesica. In un’unica mattinata sono stati estratti i denti ormai irrimediabilmente compromessi, sono stati inseriti gli impianti (le radici artificiali) e al loro posto, raggiunta la stabilità primaria delle radici artificiali, è stata eseguita l’impronta, rilevate le relazioni occlusali e due giorni dopo consegnata la protesi totale fissa avvitata sugli impianti. Per concludere sono stati programmati gli appuntamenti periodici di controllo e gestione della causa batterica per mantenere la riabilitazione a lungo nel tempo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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