C&D Community, per la trasformazione digitale e cybersecurity
L’obiettivo è creare uno spazio di condivisione dedicato alle aziende per le aziende dove incontrarsi e discutere di tematiche specifiche
Condivisione degli obiettivi e progettualità basata sulla competenza e sull’accrescimento culturale. Con questa mission nasce il progetto C&D Community proposto da innexHUB, l’associazione no-profit che opera sul territorio lombardo per aumentare la conoscenza e la consapevolezza nell’ambito digitale delle aziende. innexHUB si affianca alle aziende attraverso incontri formativi, attività di supporto nella valutazione di finanziamenti, investimenti e attività di orientamento, l’organizzazione promuove l’innovazione digitale delle aziende e cerca di creare sinergie e collegamenti tra le imprese e il mondo della ricerca. Tra i suoi soci – fondatori, ordinari e onorari – si annoverano tra gli altri Confindustria Brescia, Associazione Industriali Cremona, Confindustria Cremona, Confartigianato Imprese, Ance – Associazione Nazionale Costruttori Edili, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli studi di Brescia, Associazione Artigiani, Coldiretti, Assopadana Sistema, Confagricoltura Brescia, AssoCoop.
Il progetto
La volontà è stata quella di mettersi in ascolto per trovare soluzioni: innexHUB, attraverso C&D Community, ha voluto dar vita a uno spazio creato per le aziende dalle aziende, un contenitore in cui portare idee ed esperienze, in cui discutere problematiche e soluzioni, un luogo di collaborazione finalizzato alla cultura d’impresa che evolve e trova nuova linfa in base alle tematiche da affrontare di volta in volta. C&D Community punta a essere anche una pietra miliare per la formazione sulla cybersicurity e sulla digitalizzazione. L’intenzione è quella di unire, creare sinergie, trovare un terreno comune per sviluppare strategie e proporre soluzioni condivise, per crescere attraverso le competenze. Alla luce di questa volontà di condivisione, un ulteriore passo voluto dall’organizzazione è stato quello di stabilire un regolamento stilato insieme alle imprese che hanno scelto di farne parte.
Le parole del presidente
«L’obiettivo è quello di creare uno spazio di condivisione e contaminazione dedicato alle aziende per le aziende dove incontrarsi e discutere di tematiche specifiche mettendo sul piatto problematiche e soluzioni condividendone esiti e procedure - spiega il presidente Giancarlo Turati - Abbiamo un territorio ricco di enti e realtà che si occupano di cybersecurity e di digitale ma non esiste un luogo, virtuale o reale che sia, dove queste si possano incontrare per produrre contenuti e cultura aziendale. Una vetrina laboratorio d’idee e discussioni dove poter raccontare esperienze e dove poter mettere a frutto e trovare terreno fertile per sinergie e la realizzazione e la messa a terra di progetti su larga scala (PNRR per esempio). Una Comunità digitale e un archivio di esperti a disposizione delle aziende per facilitare i processi di digitalizzazione e di alfabetizzazione alla sicurezza digitale. Una delle tematiche che proporrei tra le prime è sicuramente una riflessione sull’etica digitale, tematica affrontata solo in parte con la grande discussione sulla privacy ma che meriterebbe ampie concertazioni a partire dalle aziende che producono gli strumenti. Siamo in un’epoca dove non è più scindibile l’educazione dell’utente dalla responsabilità di chi produce gli strumenti digitali. E come questo argomento già ne avrei in mente diverse decine».
Qual è stata la risposta delle aziende?
«Dalle aziende abbiamo avuto una risposta molto buona. Ci eravamo dati un obiettivo di una quindicina di aziende alla prima call e dopo un paio di mesi siamo già in 33 con numeri che continuano a crescere. Sono tutte aziende abbastanza strutturate e che hanno raccolto questo invito pur sapendo di non aver nulla in cambio: non si partecipa a una community per fare business, bensì per affrontare problematiche e concetti, esplorarli, svilupparli e poi restituirli, e questo fa sì che non sia scontato che un’azienda decida di impiegare tempo, risorse e mettere a disposizione competenze per fare questa attività».
A che punto è il progetto?
«Il progetto è a buon punto e siamo solo all’inizio. Ci stiamo dando un regolamento, che non vuol dire poltrone, presidenza, segretario, nulla di tutto ciò. La Community è per sua natura destrutturata. Ci siamo dati un codice etico che sottoporremo a tutti i partecipanti perché abbiamo diviso la Community in tre tavoli di interesse: uno sulla cybersecurity, uno sull’etica e uno sugli ITS, argomenti che premono sul comparto digitale in particolare modo».
Quali sono gli scenari futuri?
«Il futuro della Community lo vedo molto bene ma sarà determinato dalle aziende e dalle persone che parteciperanno alla vita della Community stessa. Come si usa dire ognuno è padrone e attore del proprio futuro e così sarà per la Community. Non ci sono linee guida precostituite, ci sono dei valori e degli intenti che si vogliono perseguire e il principale degli intenti è quello di innalzare in maniera significativa il livello culturale sulle tematiche del digitale e della cybersecurity. Quando si parla di cybersecurity, bisogna soprattutto capire che si tratta di una problematica a tutto tondo che non è semplicemente legata agli hacker ma è proprio una tematica che coinvolge l’etica, i valori, la modalità con cui vengono utilizzati gli strumenti digitali, quelli che sono i rischi connessi, la continuità del trattamento dei dati e la consapevolezza delle persone di utilizzare strumenti, software, applicazioni che presentano evidenti rischi non solo per la perdita dei dati ma anche rischi legati alla vita e alla dignità delle persone».
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