Micelio

Cosa ci stiamo perdendo

Siamo l’unica specie biologica vivente che per sopravvivere non ha bisogno di badare a sé stessa direttamente
Siamo sempre meno capaci di eseguire lavori manuali
Siamo sempre meno capaci di eseguire lavori manuali
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Quanti di noi oggi saprebbero accendere un fuoco in un bosco quando piove?

Credo nessuno – o forse pochissimi –, perché in realtà è una cosa che non ha oggi nessun senso: non ci serve. E la ragione per cui non ci serve è davvero curiosa. Siamo l’unica specie biologica vivente che per sopravvivere non ha bisogno di badare a sé stessa direttamente. Nutrimento, riparo, sicurezza e tutto il resto sono stati delegati ai soldi: mi basta averne per comprare del cibo per nutrirmi, che qualun altro ha prodotto chissà dove. Sopravvivere non è più direttamente affar mio. Vado al supermercato, pago. Fine.

Ma qui viene il bello, perché per poterlo fare io devo sempre disporre di denaro per qualsiasi cosa che possa soddisfare i miei bisogni basilari, e non solo quelli. Siamo così costretti a lavorare continuamente, in loop senza fine, perché altrimenti non sapremmo più come badare a noi stessi. Molti morirebbero letteralmente di fame perché non hanno accesso diretto al cibo.

È davvero ironico come ci siamo dimenticati delle basi, dell’essenza del nostro essere animali: abbiamo bisogni fondamentali per rimanere vivi ed ognuno dovrebbe essere in grado di arrangiarsi proprio per questa ragione. È inequivocabile. Tutte le altre specie lo fanno. La nostra può considerarsi speciale?

Se quindi la prima regola della vita è l’adattamento, è evidente che come progetto evolutivo abbiamo totalmente fallito.

Quello che mi preoccupa è che di fronte a un'emergenza la maggior parte di noi non saprebbe come comportarsi. Ci siamo impigriti e indeboliti, e non sappiamo più fare niente con le mani. Nel giro di un paio di generazioni si è dimenticato tutto. Abbiamo superato la fame, ma diamo segni di nausea, e si avvicina forse l'era del razionamento.

In totale controtendenza con un mondo che sembra spingere sul digitale, io credo invece che il futuro sia sempre più analogico. Si salverà solo chi accetterà un compromesso e saprà ancora, nel limite del possibile, riappropriarsi della propria natura: quella di specie tra le specie, che abita un mondo meraviglioso dal quale ne trae la vita. Ma che ora se ne è profondamente dimenticato.

L’altro giorno ero in Alto Adige ed ho visto un sito dell’età del ferro, dove accanto ad una sorgente nel bosco, hanno ritrovato diversi oggetti di valore. Leggendo la descrizione ho scoperto che lo facevano per ringraziare la Natura per offrire loro l’acqua, perché da essa derivava la vita. La loro vita, ma anche la nostra. Eppure oggi sembra tutto scontato, banale. Anche quella che beviamo nella bottiglia di plastica arriva da lì. Pensate che cosa potente e straordinaria, avere ancora la lucidità di riconoscere che noi siamo qui grazie alla terra stessa ed i suoi doni. Mentre oggi corriamo veloci, sempre più lontani dalla sorgente.

Mi ricorda le parole del grande Mahatma Gandhi: «Sulla Terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l’ingordigia di pochi».

È proprio così.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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