Uno stage pagato una miseria Così non è giusto
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Lettere al direttore
AA
Mi rivolgo a voi come padre che, purtroppo, si trova ad assistere ad una realtà diffusa che trovo inaccettabile. Mia figlia, una giovane donna, si è laureata con lode, ha completato un master presso una prestigiosa università milanese acquisendo certificazioni che la rendono professionalmente preparata nel suo campo, si trova, come numerosi altri giovani, ad affrontare un mondo del lavoro che non riconosce adeguatamente il valore delle competenze. Da quando ha iniziato a lavorare ha sostenuto uno stage di undici mesi presso una primaria industria bresciana in parte gratuito ed in parte retribuito con rimborso spese, ma che nonostante i commenti lusinghieri della dirigenza, non è stato poi trasformato in una assunzione. Successivamente ha affrontato vari colloqui con offerte di impiego che nulla avevano a che vedere con il suo settore di appartenenza (spesso si trattava di call center). Da ultimo l’episodio che mi ha indotto a scrivere questa lettera. Un primario Consorzio della Provincia di Brescia le comunica telefonicamente, a conclusione dei i consueti colloqui «collettivi ed individuali», di averla selezionata per iniziare lo stage previsto di 6 mesi e proponendole un rimborso spese omni comprensivo pari a 500 euro mensili. Dopo una richiesta di adeguamento della cifra a 800 euro mensili il Consorzio ha informato mia figlia (questa volta in forma più asettica, tramite e-mail) di come «le aspettative non fossero in linea con la posizione proposta» e che quindi non si sarebbe dato corso allo stage preventivato. Non si intende biasimare il Consorzio, che resta inteso, ha agito legittimamente in piena libertà di azione, ma evidenziare una situazione ricorrente. La misura dei rimborsi spese riconosciuti (che, nel caso specifico è sembrato essere il fattore discriminante a dispetto delle capacità professionali) è demotivante e disincentivante per tutti i giovani che, come mia figlia, si impegnano a fondo per costruire un futuro attraverso lo studio e la preparazione. Gli stage rappresentano un’importante opportunità di crescita professionale per i giovani, ma credo che sia necessario fare un passo avanti nella definizione delle condizioni economiche ad essi collegate. Il valore minimo stabilito dalle norme di Legge per il compenso di uno stage non può però essere visto come benchmark, punto di riferimento valido per ogni situazione. Come possiamo chiedere ai nostri figli di investire anni della loro vita per acquisire competenze e conoscenze, se poi non vengono riconosciuti in modo equo dal mercato del lavoro? Come possiamo pretendere che rimangano motivati e pronti a dare il massimo, quando vengono costantemente delusi dalla realtà salariale e professionale che li attende? Se non cambiano la mentalità e le politiche lavorative, rischiamo di privare la nostra società delle risorse umane più preparate e più motivate, semplicemente perché non riconosciamo il loro valore economico e professionale. Mi auguro che le istituzioni, le aziende e la società nel suo complesso possano rivedere le loro priorità e dare il giusto val ore a chi si impegna ogni giorno per un futuro migliore.
Mauro Marini
Brescia
Caro Mauro,
da padre a padre non possiamo che darle ragione, anche se il voler accorciare ai nostri figli le strade o evitar loro le discese ardite e le risalite è un desiderio destinato a restare deluso: le ingiustizie, al pari delle frustrazioni e delle sofferenze, sono lande che occorre attraversare, anche se fa male. È così che si cresce.
Non temiamo dunque per sua figlia, che essendo giovane troverà la sua strada, mentre pessimisti siamo sul futuro roseo di istituzioni e aziende che si comportano come quel consorzio, che evidentemente raccoglierà i frutti che semina: mediocri. (g. bar.)
Mauro Marini
Brescia
Caro Mauro,
da padre a padre non possiamo che darle ragione, anche se il voler accorciare ai nostri figli le strade o evitar loro le discese ardite e le risalite è un desiderio destinato a restare deluso: le ingiustizie, al pari delle frustrazioni e delle sofferenze, sono lande che occorre attraversare, anche se fa male. È così che si cresce.
Non temiamo dunque per sua figlia, che essendo giovane troverà la sua strada, mentre pessimisti siamo sul futuro roseo di istituzioni e aziende che si comportano come quel consorzio, che evidentemente raccoglierà i frutti che semina: mediocri. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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