Un ricordo di Elsa Franzoni, un anno dopo
AA
A distanza di un anno dalla morte (il 19 luglio 2013) di Elsa Franzoni, di cui il Suo giornale ha riportato notizia vorrei poterla ricordare. Ho lavorato accanto a lei, nello stesso reparto per circa 35 anni, lei come caposala, io come medico. Elsa se n’è andata un anno fa, ancora c’è nella nostra mente e nel nostro cuore il frastuono di una frenata inutile, di un tonfo sull’asfalto, di una vita che in un attimo, forse con un grido strozzato ed un ultimo pensiero per il figlio adorato, Alberto, se ne è volata via, lasciandoci nello sgomento, nel rammarico di non averle mai saputo dire quanto avesse contato e continuasse a contare nelle nostre vite. Sembra retorico ricordarlo ora, non vorrei stonasse, ma Elsa è stata una persona straordinaria. Vengono spese molte parole per ricordare personalità importanti, spesso assurte, senza meriti, agli onori della cronaca. Io, a distanza di un anno dalla sua morte, vorrei dire di lei, di una persona schiva, schietta, talvolta spigolosa, generosa ed onesta. Elsa è stata per oltre 35 anni la caposala, oggi si dice coordinatrice, del centro dialisi del Ronchettino (ex USSl18-41,ex Ospedale dei bambini, ora Azienda Spedali Civili). Pochi sanno o ricordano che, tra coloro che lavorarono attivamente negli anni ’70 per la creazione del 1° Centro Dialisi della città, presso gli Spedali Civili, ci fu anche lei. Fu poi ancora lei a coordinare l’organizzazione e l’avvio del Centro Dialisi dell’Ospedale Umberto I, inizialmente ospitato presso l’Istituto Arici Sega di San Polo; ciò permise di riportare in città pazienti costretti a recarsi lontano da casa per poter essere curati e sottoposti 3 volte alla settimana a dialisi. Successivamente si è prodigata per l’avvio del centro dialisi di Salò, quindi di Gavardo. Con una breve interruzione,in cui si è occupata del coordinamento infermieristico della neonata Rianimazione pediatrica, ha poi continuato la sua attività al Ronchettino, trasferito nel 1998 dall’Azienda Sanitaria Locale di Brescia all’Azienda Spedali Civili, U.O. Nefrologia di Montichiari, dal 2004 all’U.O. Nefrologia di Brescia, diretta dal Professor Giovanni Cancarini. A fronte di richieste di impegno sempre maggiore, di continue innovazioni tecnologiche nel settore specifico di lavoro, di necessità via via più incombenti, di interminabili periodi di addestramento dei colleghi più giovani che dovevano apprendere il difficile compito di occuparsi di persone gravemente ammalate,Elsa ha sempre risposto con grande competenza e generosità. Riservata, sinceramente modesta, mai convinta che il merito di tanti successi potesse essere suo, spesso "solo" suo, anche quando non si trovava d’accordo con decisioni assunte da altri sopra di lei, a testa bassa e con la determinazione di ferro che l’ha sempre contraddistinta, procedeva dritta, avendo sempre come unico, esclusivo obiettivo l’interesse dei pazienti. Vorrei che il mio grazie, che forse non può raggiungerla, che vuole essere il grazie delle numerose centinaia di persone che Elsa ha aiutato con il suo lavoro, possa confortare Alberto, suo figlio, contribuendo ad alimentare in lui il sentimento di amore e di profonda gratitudine per una mamma straordinaria. Patrizia Poiatti Collebeato
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Condividi l'articolo
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato