Un bambin Gesù di nome Dante interroga tutti noi
Lettere al direttore
AA
Descrivere la Vita... Per poter capire e darle un senso profondo, può essere davvero una impresa ardua, un’odissea.
Parto dall’inizio, dalla nascita di un essere umano che è sempre una forza ed una meraviglia che la vita ci possa donare. Di fatto la nascita di un figlio/a è sempre una grande gioia per genitori e famigliari e sembrerebbe scontato che tutti possano diventare grandi per poter vivere la propria vita, pienamente; invece non è sempre così sottinteso.
Di fronte alla notizia della morte improvvisa di un bimbo di soli otto mesi, come non chiedersi «quale sia il senso di tutto ciò?». Umanamente non riusciremo mai a trovarne uno.
La realtà ci fa capire che nulla può darci delle certezze, e che la vita può essere meravigliosa ma anche precaria. Viviamo la nostra vita pensando sempre di poter essere immortali e che la morte non ci appartenga. Siamo sempre di corsa e pieni di affanni quotidiani... Ma perché? Dovremmo vivere pienamente con gratitudine per tutto il bene che riceviamo, riuscendo però a capire che la vita dà tanto ma può toglie anche tanto... Essere consapevoli che anche «sorella morte» è parte del nostro percorso terreno, perciò non dovremmo temerla. Chi è destinato prematuramente a questo passaggio, dalla vita alla morte, come il piccolo Dante, chi invece, più avanti con gli anni.
Per fede, andremo probabilmente, dopo la morte, all’incontro con Dio e sarà bellissimo. Nel frattempo la vita ci appartiene e dobbiamo cercare di darle un senso, compiendo atti d’amore che possano renderla migliore. Tra poco sarà Natale e Gesù nascerà per noi piccolo e umile, per donarci, ancora e per sempre, un po’ di serenità. Dante, la tua vita è stata sì breve ma bellissima perché sei stato strumento d’amore per i tuoi genitori, sorellina e famigliari. Resterai sempre un raggio di luce anche per tutti noi. Ci precedi in paradiso, ciao piccolo.
Margherita Mazzacani
Cara Margherita,
la ringraziamo per lo sforzo di dare «senso», con parole belle, profonde, confortanti. Purtroppo - dobbiamo ammetterlo - ci sono eventi per i quali non si trova senso, né umana consolazione. Troppo grande lo sgomento, il dolore per la morte d’un bimbo di otto mesi, l’epilogo tragico e veloce d’una malattia grave e non diagnosticata, qual è capitata a Dante lo scorso novembre.
Una ferita sulla quale queste feste getteranno ancor più sale, con il bruciore della spensieratezza altrui a fronte del dolore intimo di quella famiglia, di quei genitori, che abbracciamo come fossero i nostri.
E se in questi giorni ci verrà da esser tristi o arrabbiati scacceremo il pensiero. Se non con convinzione, almeno per rispetto alla famiglia del piccolo Dante, un bambin Gesù che ha patito tanto presto la croce. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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