Un amore lungo 40 anni: lezione da imparare

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27/12/1973-27/12/2013 quarant’anni insieme. Lui, Oscar, 23 anni, baffi lunghi, sigaretta, jeans a zampa. Lei, Loretta, 21 anni, capelli lunghi, carnagione chiara e labbra rosse, ma non troppo. Quel giorno si sono visti, conosciuti, la sera sono usciti a cena e da quella cena ne è seguita un’altra, e un’altra e un’altra ancora e da allora non si sono più lasciati. Dopo poco, esattamente il 27 dicembre 1973 si sono sposati, hanno affrontato la vita insieme, con gli alti e i bassi che una coppia può incontrare, figuriamoci poi a quell’età; e il 27 dicembre 2013, esattamente 40 anni dopo, sono ancora sposati, innamorati più che mai l’uno dell’altro, hanno tre figli, due nipotine stupende, una passione che li accomuna ed a volte li separa, il tennis. Al giorno d’oggi sono poche le coppie che sono insieme, sposate ed innamorate come loro, ed è bello sapere che esistono ancora. Papà, mamma, tantissimi auguri in questo giorno così speciale ed importante. Papà, grazie. Hai sempre pronta una spalla su cui piangere e, perché no, gioire insieme. Mamma, grazie. Hai sempre un consiglio da darmi su tutto. Loretta e Oscar per sempre insieme. Grazie.
 
Roby
 
L’occhio lucido e un sorriso inebetito vengono a qualsiasi età leggendo queste poche righe che una figlia dedica ai genitori e ancor più, forse, al loro amore. Dopo quarant’anni, tre figli e due nipoti solo il tennis prova a graffiarlo e senza troppi risultati.
Non è una fiaba, ed è qui il bello: è quotidianità, è normalità, la stessa che molti ripudiano etichettandola come noia, ma che il più delle volte è invece l’elisir di lunga vita e di un cuore sano. Uno sguardo innamorato è ciò che di più genuino e di più difficile una coppia possa avere dopo tanti anni insieme: i jeans a zampa saranno ormai finiti in qualche cassetto dimenticato e i lunghi capelli avranno forse qualche sfumatura bianca coperta dalla tinta, ma guardarsi, perdersi, stupirsi, capirsi e riconoscersi ogni volta sono doni molto preziosi, da custodire gelosamente.
Sono la prova che si può fare: si può essere felici di condividere il proprio percorso con un’altra persona, con quell’unica persona che sa far emergere la parte migliore di noi con semplicità, anche lei, insieme alla normalità, sempre più ingiustamente sottovalutata.
La semplicità è disarmante, perché dimostra che la vita in due è tanto più difficile quanto più la si adorna con ripicche e dietrologie. Quanto più ci si dona all’altro, tanto più grande sarà l’amore. E non importa quanto l’uno abbia da dare all’altro: la differenza sta nella capacità di mettere sul piatto tutto ciò che ognuno ha da dare.
Trasparenza, infatti, non significa solo fedeltà. Trasparenza significa mostrare all’altro ogni pensiero, ogni emozione e ogni sentimento. Questa è forse la sfida più grande che una coppia possa affrontare in tanti anni di cammino comune. Un matrimonio è come un tandem: per andare avanti si pedala in due e il bello di essere sulla stessa bici è che quando uno è stanco non resta indietro, perché sarà il compagno a spingere sui pedali per entrambi. Ci saranno salite, ci saranno curve, ci saranno buche e magari non sempre la strada sarà ben illuminata e visibile: ma sul tandem non si è soli.
È meraviglioso leggere la storia di Oscar e Loretta, perché è vera. Ed è meraviglioso che Roby l’abbia scritta, come a voler dire che il matrimonio dei suoi genitori è qualcosa di straordinario. È vero, in molti casi lo è. E lo è perché dimentichiamo le basi di una vita condivisa.
Condivisa tra moglie e marito e condivisa tra padre e figlio e tra madre e figlio: rapporti che corrono su due binari paralleli, che non possono e non devono escludersi o sovrapporsi.
Le storie come questa sono speranza: non di farcela, ma di ricordare perché siamo saliti su quel tandem. Sono l’occasione di ricordare qualcosa di semplice, come respirare, che tuttavia tendiamo a nascondere nel fondo dell’armadio, come i jeans a zampa, ma che invece è come il rosso della labbra di Loretta: lì da vedere. (g. z.)
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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