Stipendi bassi per i medici? Non scherziamo

Lettere al direttore
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Basta. Ora ne ho davvero piene le tasche. Per l’ennesima volta leggo un articolo sul Giornale di Brescia che riporta: medici in fuga per precarietà e stipendi bassi. Stipendi al di sotto della media europea, precariato crescente, scarso riconoscimento della propria professionalità, vincoli economici che condizionano la pratica clinica. Sono queste le ragioni della fuga dal servizio sanitario nazionale secondo un rapporto realizzato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e dal Censis.

Ma di cosa stiamo parlando?

Dalle varie delibere pubblicate sull’albo pretorio degli Spedali Civili si possono ricavare dati significativi, ad esempio che la spesa media pro capite è di 50.725 euro per il comparto e 115.646 euro per la dirigenza medica, quindi più del doppio.

Per i medici ci sono scatti di anzianità consistenti per fasce da 5 a 15 anni e oltre 15 anni. L’ospedale è obbligato a concedere spazi per l’esercizio della libera professione e se non li ha deve concedere al medico di esercitare la libera professione presso altre strutture. È premiato e ormai fa parte strutturale dello stipendio il premio di esclusività. A quale altro dipendente pubblico o privato sono concesse queste opportunità?

Il confronto delle paghe con altri Paesi europei non vale solo per i medici ma anche per altre professioni e per tutti i lavoratori. Un operaio, un tecnico, un insegnante, un elettricista, un muratore quanto guadagnerebbe di più rispetto alle loro attuali paghe in Italia? Non vale anche per loro il ragionamento? E il costo della vita non sarà forse rapportato agli stipendi? E magari sono proprio quelle categorie che si sono fatte carico oltre allo Stato delle spese per gli studi dei nostri medici. E allora basta con i piagnistei e pensate invece a fare la vostra professione con amore e dedizione secondo il giuramento di Ippocrate.
Adriano Cavallin
Bovezzo

Caro Adriano,

anche meno. Anche meno astio, intendiamo. Che tutti i torti non li ha, in particolare quando riferisce che il problema degli stipendi bassi non riguarda un’unica categoria (ce ne siamo occupati un paio di giorni fa, in cronaca, riferendo come i salari siano mediamente modesti per molti), tuttavia perdere la pazienza ci pare eccessivo. Ne va pure della sua salute, da tener cara, poiché poi sempre i medici se ne occupano.

Al netto del tono, crediamo che un approfondimento questo tema lo meriti. Essendo sbagliato ridurre tutto al soldo, ma ammettendo che le criticità esistono e se vogliamo che la professione del medico resti attraente molto possiamo fare in termini di «riconoscimento». Saremo dei romantici, ma continuiamo a credere che coloro che intraprendono gli studi per esercitare questa professione non lo facciano tanto per denaro, bensì credendo di poter essere davvero utili, di poter incidere nella buona salute, nel benessere di un essere umano. Una «missione» dunque, non un semplice lavoro. Ecco perché, più che ad aumentare la retribuzione, pensiamo sia utile evitare di trasformarli in burocrati o passacarte a cottimo. (g. bar.)

P.S. Un’anticipazione: sui motivi per i quali il personale sanitario è in difficoltà le consigliamo di leggere la pagina delle lettere di domani.

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