Sono una mamma single e disperata Qualcuno mi aiuti

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA
Vi scrivo come madre single e senza lavoro. Sono disperata, al momento abito in un appartamento Aler, dopo la mia separazione il mio ex marito mi lasciò un debito di quasi 15.000 euro, io mi sono tirata su le maniche e lavorando di qua e di là sono riuscita a pagarli quasi tutti. Sono una mamma single, non mi sono più sposata né avuto nessuno, vivo per mia figlia. Nel 2023 riuscii a trovarmi un lavoro che durò otto mesi, poi di colpo il licenziamento. L’Aler nonostante ancora mi mancasse poco per finire il debito pensò bene di aumentarmi l’affitto a 350 euro, più 50 di rateizzazione, più 42 di garage solo perché ho lavorato otto mesi, ora le minacce di sfratto erano e sono sempre alla porta, sono quattro mesi che non riesco a pagare questa cifra se voglio dar da mangiare a mia figlia e pagare le utenze. La situazione sta prendendo il sopravvento, mi sto ammalando di ansia, attacchi di panico e depressione. Ora mi chiedo lo Stato aiuta noi poveri dandoci un tetto per poi farci vivere in questo stato? Aiutatemi voi, vi ringrazio da ora. Chiedo umilmente aiuto.
J.Z.

Carissima,

dobbiamo essere sinceri: comprendiamo la sua disperazione, senza riuscire a metterci nei suoi panni, poiché se li indossassimo non ne reggeremmo il peso, abituati come siamo - come la maggior parte dei nostri lettori, crediamo - ad affrontare la vita senza lussi, ma pure al riparo da preoccupazioni drammatiche di sopravvivenza.

È con questo stato d’animo che pubblichiamo la sua lettera, tale e quale l’abbiamo ricevuta, con un senso di impotenza e di sconforto che crediamo sia comune a chiunque abbia almeno un briciolo di cuore, di empatia. Sappiamo che nel Bresciano non è l’unica persona in difficoltà, nel contempo però nemmeno possiamo far finta di nulla, girare la faccia dall’altra parte, fingere che la sua richiesta d’aiuto non sia arrivata. La condividiamo così, allora, senz’altra postilla, come quando si consegna alle onde del mare un messaggio nella bottiglia. Confidando che qualcuno la raccolga. (g. bar.)

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