Sentenza di Modena La ragione prevalga su violenza e rabbia
Lettere al direttore
AA
Colpisce la sentenza della Corte di Assise di Modena, che concede attenuanti al settantenne che nel 2022 uccise la moglie e la figlia di lei.
Al condannato non cambierà la sostanza delle conseguenze: una condanna a trent’anni per un settantenne equivale a un ergastolo, ma cambia, con inusitata crudezza, per chi ha amato le due donne, cui non viene riconosciuta nessuna giustizia.
Cambia nel quadro di giustizia verso tutte le donne. Ricordiamo che ogni sentenza fa giurisprudenza e qui il precedente che si crea è caricare sulle donne «le nefaste dinamiche familiari». Due donne sono considerate colpevoli di essere state uccise.
Non lo possiamo accettare. Non lo accetteremo mai, tanto meno in un Paese come il nostro dove il drammatico conteggio di una donna uccisa ogni tre giorni non accenna a diminuire e non diminuisce.
Serve uno Stato che ci sia prima che le donne vengano ammazzate. Serve uno Stato che costruisca una civiltà di rapporti tra uomini e donne nel segno del rispetto. Serve uno Stato che investa in servizi capillari, vicino alle esistenze delle donne. Serve uno Stato che giudichi il colpevole, non disprezzi le vite delle donne e le loro morti.
Donatella Albini
Franca Roberti
Rete Donne di Sinistra Italiana
Carissime,
comprendiamo l’indignazione del momento e le lodevoli intenzioni del vostro intervento, ma «a caldo» è sempre un cattivo momento per commentare le sentenze. I giudici hanno fatto il loro lavoro, la condanna c’è stata, le motivazioni sono state rese pubbliche, presentando un dedalo di implicazioni e complicanze che tirare una riga e liquidare il tutto a un giudizio del giudizio ci pare esercizio da propaganda, seppur per una buona causa.
Una civiltà del rispetto si costruisce anche così, evitando di farsi trascinare nel gorgo delle emozioni, valutando le sentenze «a freddo» e ricordando che la violenza non si ferma mai con la rabbia. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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