Se re-iscriversi in «prima» diventa un calvario

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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ono la mamma di un ragazzo del 2009 che nell’anno scolastico 2023/’24 ha frequentato la prima di un liceo scientifico, a marzo ha abbandonato perché è andato in crisi.

Ai vari «open day» a cui avevamo partecipato l’anno scorso ci era stato detto che in prima superiore capita di sbagliare e ci si può tranquillamente ri-orientare, ma questo nella realtà non è stato possibile.

È da maggio che sto chiamando diversi licei (artistici e scienze umane) della città, perché noi siamo residenti a Brescia, e continuano a dirci che non hanno posti in prima.

L’ultima chiamata oggi che mi ha confermato esserci una lista d’attesa molto lunga, quindi di valutare altro.

Ho avuto modo di parlare anche con l’ufficio iscrizioni del provveditorato, ma mi hanno potuto consigliare solo scuole in provincia ad almeno trenta chilometri da casa nostra oppure scuole paritarie.

Noi genitori faremo il sacrificio e lo iscriveremo ad una scuola paritaria, ma mi chiedo perché continuino a dire che si può cambiare orientamento, quando nella realtà questo non può avvenir

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Lettera firmata

Carissima,

quanto la comprendiamo... Di solito infatti coltiviamo il dubbio e siamo guardinghi nel dare retta alle lamentele dei genitori, in questo caso però andiamo sul sicuro, conoscendo ben la situazione e dicendo che ha perfettamente ragione.

Non si tratta di un caso eccezionale, né di un problema da poco, bensì di una stortura del sistema scolastico italiano, un guasto vero e proprio nel «giunto di trasmissione» delle prime superiori, che penalizza gravemente chi non è stato promosso e deve ripetere la classe.

Lì comincia il calvario, con l’unica possibilità di ripetere l’anno nello stesso istituto, poiché cambiare risulta più arduo che vincere alla lotteria. Non basta infatti iscriversi ad altre scuole, confidando che essendo la scuola a quell’età un «obbligo di legge» un posto lo si trovi.

Occorre invece elemosinare, affidarsi alla Provvidenza o al buon cuore di qualche preside o insegnante o addetto alla segreteria, nella speranza che un banco lo trovino.

Ecco perché la comprendiamo, ecco perché le siamo vicini dicendole che, al di là del caso singolo, questa è una battaglia che merita di essere combattuta, per cui se qualche parlamentare o politico bresciano volesse interessarsene noi saremo al suo fianco.

Nel frattempo non ceda allo sconforto, sia perseverante nella ricerca e ci tenga aggiornati.

Suo figlio merita una nuova possibilità. E se non troverà una scuola adatta, almeno avrà imparato dal suo esempio. (g. bar.)

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