Se pagano sempre i soliti noti qualcosa non va

Vi scrivo in merito ad un’incresciosa situazione che mi ha vista protagonista in prima persona. Nel novembre 2024 ho ricevuto una sanzione pecuniaria di 115 Euro, per mancato ritiro tessera e kit raccolta differenziata, relativi ad una abitazione ereditata dai miei genitori nel 2017 e tuttora non abitata da alcuno, pur avendo mantenute attive le utenze. Specifico che proprio a tal proposito detta abitazione, usufruisce di una Tari ridotta. Avendo contattato Aprica sulla necessità o meno di ritirare il kit, un’addetta mi diceva che era sufficiente inviare una mail alla suddetta società specificando che si trattava di una casa vuota; da parte mia ho prontamente ottemperato a tale suggerimento. Ciò nonostante, nel novembre scorso ho ricevuto la sanzione sopra citata. Ho presentato pertanto ricorso alla Polizia locale: ricorso che però è stato respinto in quanto presentato in lieve ritardo. Specifico a tal proposito che l’indicazione dei termini temporali relativi al ricorso è indicata in modo non chiaro in quanto ingenera confusione con i termini del pagamento. Aggiungo che l’ingiunzione è stata maggiorata di 15 euro per la notifica, cosa che trovo francamente assurda. A fronte mia telefonata per chiarimenti sulla possibilità di rivolgermi al Giudice di Pace per ottenere l’annullamento della sanzione pecuniaria (ora di 130 euro), una scortese esponente del Corpo di Polizia locale, senza lasciarmi spiegare alcunché, mi ha bruscamente dirottato su un altro ufficio. A questo punto ho deciso di non avvalermi di questa possibilità per non dovermi sobbarcare ulteriore spesa di 45 euro per apertura pratica senza alcuna garanzia di successo. Invito pertanto caldamente sia Aprica che gli organi direttivi della Polizia Locale, a vigilare attentamente sull’operato dei loro collaboratori, in quanto talvolta frettolosamente incompetenti.
Lettera firmataNei giorni scorsi ho ricevuto la Tari per l’anno 2025. Come molti bresciani hanno potuto constatare, l’importo è maggiore rispetto allo scorso anno: nel mio caso la maggiorazione è del +30% del tributo in quanto sono stati conteggiati più mq della nostra casa (+53%). E questo nonostante il numero dei componenti il nucleo familiare sia diminuito in quanto, lo scorso anno, ho perso il mio caro ed amato papà. Telefonando al numero verde di Aprica ci è stato risposto che il maggior tributo è dovuto alle opere di ampliamento della casa, ma non abbiamo mai svolto alcun incremento della superficie in 25 anni che vi abitiamo! Nel frattempo mi è venuto in mente un articolo de Il Sole 24 Ore del 30/3/25 dal titolo «Fisco, la grande fuga dalla riscossione: ogni 100 euro in cassa solo 9,6» in cui si evidenzia che «Il tasso di riscossione dei carichi affidati dal 2000 al 2024 - riconosce la memoria depositata mercoledì a Palazzo Madama dal direttore generale delle Finanze, Giovanni Spalletta - si attesta al 9,6%... In pratica, ogni 100 euro chiesti dalle cartelle fiscali, solo 9,6 finiscono nelle casse dello Stato, dell’Inps o degli altri enti creditori. Il resto finisce nello sconfinato magazzino della riscossione, che, al 31 gennaio scorso, ospitava la somma stellare di 1.279,8 miliardi di debiti arretrati come spiegato giovedì, sempre al Senato, dal direttore delle Entrate, Vincenzo Carbone. In teoria, insomma, gli italiani devono ancora al Fisco una cifra pari al 58,4% del Pil, e la montagna cresce al ritmo di 65 miliardi all’anno, 178 milioni al giorno: quasi quanto il debito pubblico, che nel 2024 è aumentato di 266,5 milioni ogni 24 ore». In attesa dell’incontro di persona con Aprica, in cui dobbiamo portare i dati catastali/planimetrie con conseguente enorme perdita di tempo nel reperire la documentazione e, soprattutto, nel presenziare all’incontro, una domanda/dubbio nasce spontaneo dal momento che «a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca»: non è che si bussa sempre alla porta dei pochi cittadini onesti che pagano le tasse senza ricercare, invece, i numerosi evasori?
Lettera firmataCarissimi, in linea di massima diffidiamo delle impressioni, sempre varie e opinabili. Qui però parlano i fatti. Il primo riguarda la vostra esperienza personale, con il puntiglio zelante dell’amministrazione pubblica, a cui - per motivi differenti - non riesce a far eco l’esercizio del diritto da parte del singolo cittadino. Il secondo attiene i conti che non tornano da parte dello Stato (cioè di tutti noi) che registra un tasso di riscossione minuscolo, con furbastri e nullatenenti che evidentemente se ne fanno un baffo. Una forbice sempre più ampia, nella quale ad essere tagliati a pezzetti sono i cittadini che per scelta o per obbligo non riescono a sottrarvisi. La classe media insomma, quelli che appunto stanno nel mezzo. E che, insieme con la pazienza, perdono pure fiducia nelle istituzioni che (in teoria) li rappresentano. (g. bar.)
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