Se il modello sanità è quello di Sordi, medico della mutua
Lettere al direttore
AA
Sc
rivo in merito alla lettera «Spalla o ginocchio» apparsa sul GdB sabato 16 novembre.
La precisazione della dottoressa «un quesito alla volta» è corretta - la norma prevede che sull’impegnativa il medico curante ponga un solo quesito diagnostico allo specialista - le visite vengono programmate ogni 10-15 minuti e non è pensabile che in quel lasso di tempo il medico possa diagnosticare e trattare con la dovuta accuratezza 3-4 problemi diversi.
Il paziente non ha consapevolezza di questo e, spesso, sciorina un elenco (a volte con appunti sul foglietto), di patologie che non è possibile valutare in un solo incontro.
È una sfida costante, per il medico, trovare il modo più cortese ed empatico possibile per dire di «no» senza che il paziente si senta mal trattato o scaricato. Purtroppo non sempre si riesce. Questo episodio sottolinea ancora una volta come molti dei problemi in sanità nascano più spesso da come si dicono le cose, piuttosto che da come le si fanno.
Anna Carlino
Brescia
Cara Anna,
grazie per la spiegazione, che dimostra come il GdB sia innanzi tutto una comunità, un luogo in cui ci si aiuta a vicenda, a cominciare dalla comprensione della realtà complessa che ci circonda.
Nel merito, possiamo capire la logica sottesa alla regola del «quesito alla volta», ma nessuno può levarci dalla testa che questo non sia prendersi cura delle persone, bensì una sanità a immagine e somiglianza di quella del celeberrimo dottor Guido Tersilli, medico della mutua, magistralmente diretto da Luigi Zampa e interpretato da Alberto Sordi alla fine degli anni Sessanta. E onestà impone di riconoscere come inaccettabile che in quasi sessant’anni di cammino ci si ritrovi tuttora a quel punto (basso) di partenza. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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