Santo del giorno Quanto conta il «ceto sociale»

Lettere al direttore
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Q uotidianamente leggo tutte le notizie del nostro giornale, rubriche comprese, e da qualche tempo mi è sorto un dubbio che vorrei esternare perché avrei piacere che qualcuno mi desse una spiegazione plausibile. Ho notato che laddove si parla del Santo del giorno in grandissima parte i Santi provengono da famiglie nobili, agiate, aristocratiche e comunque di un ceto sociale molto elevato o abbiente. Mi sono sempre chiesto come mai il popolo, i poveri, i meno fortunati, gli oppressi esprimono molto raramente figure di Santi. Può essere un dubbio legittimo?
Enzo Pasinetti
Rezzato

Caro Enzo,

i dubbi sono sempre legittimi. Sul suo, non essendo esperti in materia, possiamo formulare delle ipotesi: il ruolo che storicamente la Chiesa ha avuto nella società (le famiglie nobili sovente vedevano la carriera ecclesiastica come una via per influenzare e mantenere il potere); le modalità di canonizzazione (il processo di dichiarazione di santità veniva spesso influenzato dalle connessioni e dal prestigio delle famiglie); la maggiore documentazione storica (chi apparteneva al ceto elevato aveva più possibilità di raccontare vita ed opere, favorendo la possibilità che queste storie fossero tramandate e riconosciute dalla Chiesa).

Precisato questo, moltissimi sono i santi di umili origini e specialmente la Chiesa attuale, con la linea introdotta da papa Wojtyla, ne certifica l’abbondanza. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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