Ricette mediche ma non elettroniche Libertà a rischi o

Lettere al direttore
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C’è un problema non da poco nelle prescrizioni mediche. Non in Lombardia, grazie alla precisazione dell’Assessorato alla Sanità, che ha scritto che tutto continua come prima, cioè le ricette cartacee sono tuttora ritenute valide; al contrario di quello che avviene a livello nazionale e europeo. I «tecnici», questi benedetti anonimi, vorrebbero che tutte le ricette siano elettroniche, vietando quelle cartacee. Sia al ministero italiano a Roma, sia a Bruxelles. Con aggravio di difficoltà per i cittadini: la festa oppure di notte dove trovo un medico che subito mi fa la ricetta elettronica? E poi: perché violare la privacy di chi non vuole far sapere al «sistema» che prende il tal farmaco? C’è un progetto nascosto: controllare tutti i cittadini conoscendo i consumi individuali perché alla via elettronica non sfugge nulla? Questo è pericoloso! In più: medici pensionati o specialisti come fanno a far ricette? L’Europa vuole il «Grande Fratello» che sorveglia. Addio libertà individuali! Attenti politici!
Carlo Terrini
Brescia

Caro Carlo,

le malattie sono una brutta bestia, ma anche la paura non scherza.

Senza minimizzare le sue preoccupazioni, nemmeno soffiamo sul fuoco delle dietrologie. Per un motivo semplice: già il «davanti» basta e avanza. Distinguiamo dunque i piani. In generale il «grande fratello» c’è già e non somiglia affatto a quello evocato da George Orwell alla fine degli anni Quaranta, bensì è una presenza capillare, invasiva, diffusa, abilitata dalla tecnica, a cui aderiamo per lo più su base volontaria (basta pensare all’utilizzo dei social). E non sarà certo mantenere le ricette cartacee che ci metterà al riparo dal rischio di essere «spiati» o, come avviene già, di impedirci di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria poiché dei nostri dati medici da qualche parte è tenuta traccia. Giusto allora il monito «attenti politici», se però la richiesta di attenzione è indirizzata al contesto complessivo, cioè agli interessi della comunità, alla libertà del singolo e all’equilibrio tra queste due istanze. O, ancora, quali sono i confini d’impresa dei colossi tecnologici ed economici a fronte della possibilità da parte degli Stati di mettervi freno oppure, nel caso opposto ma ugualmente pericoloso, di utilizzarne forzatamente le infinite informazioni e per quale scopo.

Scenari vasti, insomma, caro Carlo.

E se comprendiamo la tentazione di distinguere buoni e cattivi, non possiamo accondiscendere all’idea che il confine sia chiaro ed esistano amici e nemici. In verità la sensazione è che siamo sulla stessa barca e fidarci l’un l’altro, almeno tra noi, usando sincerità, è un buon primo passo di partenza. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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