Ragazza insultata Chiedo scusa per la vigliaccheria
Lettere al direttore
AA
S
ono una negoziante nei pressi di via Ducco a Brescia, zona dove i parcheggi durante la settimana sono impossibili.
Quattro giorni fa ho assistito, in modo molto codardo, ad una violenta reazione verbale e non (in particolare una violenta spinta) nei confronti di una ragazza che, pur avendo fatto forse, perché non è certo, l’errore di parcheggiare in zona bianca riservata ai condomini, cercava di andarsene ma i colleghi dei negozi vicini non glielo permettevano.
La ragazza, con le lacrime agli occhi, chiedeva di andare via perché aveva un impegno di lavoro e spiegava che abitava lì... Ma non è servito a placare la violenza di un branco di sei o sette adulti che la sbeffeggiavano minacciando che l’avrebbero trattenuta. Sono uscita per dirle di andarsene, ma effettivamente le avevano bloccato l’auto prima con una Fiat Panda, poi con un bidone dell’immondizia.
La «ragazza» proprietaria di un locale mentre serviva ai tavoli la insultava: «Biondina non capisci un c... Perché sei bionda devo farti un disegnino»... Un adulto (che tra l’altro conosco da anni, con la moglie) si è posto a muso duro con la ragazza che avrà avuto diciotto o vent’anni.
Mi dissocio... Forse non abbastanza, ma devo a questa ragazza almeno una lettera per pubblicare le mie scuse. Scusa ragazzina bionda, scusa questi adulti frustrati e maleducati, scusa il mio non sufficiente intervento per paura di ritorsioni. Scusa ancora, spero tu possa avere giustizia.
Una codarda
Carissima,
essendo cronisti e non confessori, possiamo concederle spazio, non invece l’espiazione per una debolezza. Anche se ne avessimo avuto titolo, tuttavia, ci saremmo guardati ben dal sentenziare, poiché in casi come questo esiste soltanto un giudice a cui rispondere: la propria coscienza. Ad ogni modo, la richiesta di scuse le fa onore e al tempo attuale, in cui spesso monta una rabbia che viene da lontano e non ha giustificazione nella banalità della causa scatenante, questo episodio aiuta anche noi a riflettere sulla responsabilità che ciascuno ha. Ricordando che non esiste coraggio più grande della mitezza, del rispetto altrui e della buona educazione. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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