Quella musica per Faber «spenta» in piazza Loggia

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Sabato sera mi sono recato con amici in centro città, Piazza Loggia perché avevo sentito che ci sarebbe stata la «festa dell’anarchia» manifestazione in essere in parecchie città d’Italia contemporaneamente dove in pratica chi desiderava suonare la chitarra e cantare poteva farlo, solo però canzoni di Fabrizio De Andrè. Verso le 20.30 infatti c’erano 3/4 ragazzi della Val Camonica che suonavano e cantavano in acustico, quindi senza fare rumori assordanti e c’era un «pubblico» di una ventina di persone. Nel corso della serata si sono aggiunti altri chitarristi, fra cui una ragazza e un uomo un po’ più attempato, tutti desiderosi di condividere poesie cantate tra l’altro con tecnica a volte discutibile ma con gioia e partecipazione. Non ci sono stati slogan o discorsi politici, non sono stati chiesti soldi, semplicemente si suonava e si cantava in allegria, sì c’erano alcune birre in giro se vogliamo essere precisi. Più o meno verso le 22 si sono avvicinate due macchine della Polizia locale, 6 persone che, in maniera devo dire urbana, hanno fatto smettere in base ad un non meglio precisato regolamento per cui a Brescia quello che stavano facendo non era permesso. A poca distanza c’era una macchina della Polizia i cui occupanti non sono intervenuti ed una macchina dei Carabinieri che probabilmente sono passati. Ci siamo sentiti controllati dal Grande Fratello (Orwell, non quello della Tv), come fossimo in un regime dittatoriale e non in Europa. In ogni caso ci hanno mandato via, probabilmente unico posto in Italia in cui è successo; abbiamo controllato su Internet cosa succedeva nelle altre città e in molte era in corso la festa. Noi critichiamo la generazione Z (alcuni di loro probabilmente non erano ancora nati quando De Andrè era morto) dicendo che sono attratti solo dalla tecnologia, dai social e una volta che vediamo una manifestazione «analogica», dei ragazzi impegnati li bastoniamo così. Ripeto erano pochi chitarristi che non disturbavano nessuno, capisco che la Polizia locale ha solo fatto rispettare la legge ma forse sarebbe meglio che l’impegno profuso fosse stato meglio indirizzato ed utilizzare quel buon senso che a volte manca. Per tutti i presenti è stata una grande delusione; parafrasando un altro grande autore (Giorgio Gaber), affermo che da sabato io non mi sento bresciano, ma purtroppo lo sono .
Marco Brognoli
Brescia

G

entile lettore, direi che la scena descritta è stata in linea con la serata in omaggio a De André e con ogni probabilità avrebbe ispirato a Faber una ballata di quelle che l’hanno fatto entrare nel cuore di più di una generazione. Scherzi a parte e fermo restando che effettivamente i musicanti in Piazza Loggia non stessero rompendo i timpani ma, invece, allietando i passanti con le loro note, probabilmente un gentleman agreement sui decibel avrebbe offerto un’ulteriore conferma della fama di Brescia città «amica della musica», come invitano a pensare ad esempio manifestazioni quali la Mille chitarre in piazza o la Festa dell’Opera, anche se queste a differenza della «festa dell’anarchia» hanno una benedizione istituzionale. Del resto, è ovvio che un’intitolazione all’anarchia susciti a priori una qualche diffidenza nell’autorità costituita. È il gioco delle parti, e ognuno gioca la sua. Chi facendo rispettare le regole, e chi, come disse De Andrè, tentando «anche in maniera abbastanza balorda, al di fuori delle leggi scritte, di riuscire a trovare la propria libertà». (g.c.

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