Quel bimbo dietro al questuante tra l’indifferenza

Non dovrebbero esistere queste situazioni. Vedo, purtroppo, sia nella mia zona (via Trento) che in centro, un papà (che dice di essere di Salerno) con un bimbetto di 3-4 anni che sgambetta forzatamente dietro al padre in cerca di elemosina. Anche sotto una pioggia scrosciante li ho visti trottare, ma nessuna considerazione da parte della gente. In via Dante su e giù, avanti e indietro, prima in una direzione e poi nell’altra sempre con mani tese. Il piccolo fa tanta tenerezza, perché sottoposto a un tour de force incredibile. Prevale l’individualismo, è vero, e si ha paura di tutti, ma proprio per questo certe ingiustizie andrebbero evitate, aiutando queste persone a non perdere la loro forza e dignità. È un fatto che mi ha commosso tantissimo.
// N. L. Gentile lettrice, comprendo la sua commozione mista a sdegno: nessuno di cuore vorrebbe vedere uomini o donne, tantomeno bambini, porgere la mano per chiedere l’essenziale. La scena che lei descrive, però, mi porta a fare anche altre considerazioni: quanto c’è di strumentale in quel tour de force al quale viene costretto il bimbo questuante, sotto la pioggia battente? Possibile non ci siano alternative? È piuttosto un tentativo, esasperato ed esasperante, per «bucare» il muro della paura o dell’individualismo come da lei definito? È dignità smarrita o strumentale tentativo di far leva sul senso di colpa collettivo? La povertà è una schiavitù, ed è un orrore di per sé. Ma la riduzione in schiavitù come antidoto alla povertà è anche peggio. (n. v.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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