Quant’è odioso il furto dei fiori al cimitero

Lettere al direttore
AA
Ci sono ricorrenze che ci ricordano di andare a visitare i nostri cari defunti. Il cimitero è un luogo intimo, in cui riflettere, parlare a chi non c’è più e ci manca, raccogliersi in una preghiera e come segno della nostra visita portiamo dei fiori, veri o finti, bianchi o colorati con attenzione alla scelta dei più appropriati per il cambio di stagione, un piccolo dono per avere le tombe in ordine e decorose nella loro semplicità. Le visite non sono così sporadiche, e ci si aspetta di trovare i fiori che abbiamo lasciato la volta precedente per portarne di nuovi e sostituirli. Ma purtroppo non è così. Ci sono certe persone insensibili, e mi chiedo con quale coraggio, sfrontatezza e mancanza di rispetto portano via i fiori dalle tombe altrui e lasciano il vuoto, magari per portarli sulle loro tombe. Oppure, ed è successo, sostituiscono i fiori belli, freschi e curati con dozzinali mazzetti scadenti in plastica. Ci si rimane male. Sembra una vera mancanza di sensibilità, ma come si possono rubare i fiori da una tomba di qualcuno che ha una famiglia ed è stato amato e lasciarla nuda e fredda? Non costano tanto e richiedono un piccolo sforzo. Non capisco. Capita sicuramente anche ad altre persone.
Federica Peretti
Cara Federica,
è vero, ci si rimane male. Molto male.
Uno sgomento inversamente proporzionale al valore economico di un furto purtroppo antico quanto il mondo - alzi la mano chi non ha mai sentito segnalazioni di questo tipo - ma proprio per ciò ancora più detestabile, odioso.
Personalmente ci siamo fatti l’opinione che gli autori o le autrici appartengono a una di queste due categorie: i morti di fame che pur di non spendere un euro si impossessano come sciacalli dei fiori altrui oppure i cleptomani incalliti, persone insospettabili e senza problemi economici, per le quali il furto è un istinto irrefrenabile. In entrambi i casi, appellarsi alla ragione affinché non rubino o confidare che rinsaviscano è un desiderio pio quanto vano.
Cerchiamo allora di avere pietà per tanta pochezza, certi che per quanto spoglie e fredde potranno sembrarci le tombe dei nostri morti, non saranno mai aride quanto la coscienza dei vivi che se ne approfittano. (g. bar.)
Federica Peretti
Cara Federica,
è vero, ci si rimane male. Molto male.
Uno sgomento inversamente proporzionale al valore economico di un furto purtroppo antico quanto il mondo - alzi la mano chi non ha mai sentito segnalazioni di questo tipo - ma proprio per ciò ancora più detestabile, odioso.
Personalmente ci siamo fatti l’opinione che gli autori o le autrici appartengono a una di queste due categorie: i morti di fame che pur di non spendere un euro si impossessano come sciacalli dei fiori altrui oppure i cleptomani incalliti, persone insospettabili e senza problemi economici, per le quali il furto è un istinto irrefrenabile. In entrambi i casi, appellarsi alla ragione affinché non rubino o confidare che rinsaviscano è un desiderio pio quanto vano.
Cerchiamo allora di avere pietà per tanta pochezza, certi che per quanto spoglie e fredde potranno sembrarci le tombe dei nostri morti, non saranno mai aride quanto la coscienza dei vivi che se ne approfittano. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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