Pubblicità tra norme precise e realtà mutevoli
Mi unisco alla lettera a lei inviata domenica 18 dicembre da parte di una gentile lettrice, in riferimento all'invadenza della pubblicità lungo le vie di Brescia.
Il mio coinvolgimento emotivo è forte in quanto sono amministratore delegato di una concessionaria di pubblicità locale, operante proprio nel settore dell'affissione. Ho ereditato questo lavoro, in termini affettivi, etici e operativi, dai miei genitori, scomparsi molti anni fa. Da venti anni svolgo questa professione con amore e dedizione.
Sono in accordo con la gentile lettrice che ha sentito il bisogno di manifestare disappunto e a mia volta sento il bisogno di esprimere alcune considerazioni. Pochi anni fa, con coraggio e lungimiranza, l'Amministrazione comunale ha varato il Regolamento sulla Pubblicità e il Piano generale degli Impianti, documenti che regolamentano l'affissione esterna e le insegne di esercizio.
Senza questa norma la gentile lettrice si sarebbe imbattuta in insegne pubblicitarie installate su ogni tetto di ogni edificio del centro, avrebbe constatato la presenza di ben più di un cartello pubblicitario su ogni spicchio di parete libero, tra una finestra e un balcone, su ciascun immobile collocato in vie centrali e strategiche.
Per fortuna, a salvaguardia del contesto architettonico, della sicurezza stradale e dei cittadini, l'Amministrazione comunale ha varato questa norma che prescrive non solo le distanze dalle intersezioni, ma regola anche l'aspetto dimensionale, estetico e strutturale degli impianti pubblicitari ammessi. Prima di questa norma l'Amministrazione comunale si riferiva al Codice della Strada il quale, paradossalmente, non era sufficientemente preciso, soprattutto non era adeguato al contesto urbano e sociale contemporaneo, in riferimento ai cartelli pubblicitari. Senza questa norma il Comune avrebbe dovuto suo malgrado autorizzare una quantità preoccupante di cartelli pubblicitari.
Gli operatori di settore sono contenti di questo regolamento di cui i cittadini, direttamente e indirettamente, ne beneficiano, e chiedono che queste norme vengano estese ad altri mezzi pubblicitari esterni, attualmente non normati, quali autobus urbani e taxi, al fine di considerare l'insieme e le pari opportunità per tutti gli operatori.
Gli operatori di settore auspicano altresì l'applicazione di detto regolamento in riferimento alla rimozione di quegli impianti abusivi installati sul territorio urbano, i quali ledono sia i cittadini che gli operatori di settore che lavorano nella legalità e nel rispetto delle norme.
Gli operatori di settore auspicano altresì che detto Piano generale degli Impianti venga modificato al fine di eliminare gli interventi pubblicitari sui cantieri di ristrutturazione fittizi, presenti nelle piazze del centro storico e curati da operatori di settore scaltri i quali aprono cantieri esclusivamente per finalità pubblicitarie, a beffa dei cittadini e a danno dell'ambiente.
Detta pratica, egregio direttore, purtroppo è abituale e non è previsto alcun controllo in tal senso. I cambiamenti, le innovazioni, hanno sempre spaventato le persone. La pubblicità, intesa come forma di comunicazione, nasce e cammina parallelamente alle esigenze economiche, sociali, culturali di un Paese. Noi «siamo» la nostra città e la nostra società.
Un cartello pubblicitario nuovo è stato installato, un negozio ha aperto, uno ha chiuso, un centro commerciale ha inaugurato, un nuovo quartiere residenziale è sorto, le rotatorie che regolano il traffico automobilistico oggi vengono sponsorizzate, la metropolitana presto ci accompagnerà nei viaggi urbani. Le cose cambiano, si evolvono conformemente a quello che noi stessi siamo, portandosi appresso le nostre critiche, le nostre paure, le nostre rigidità verso i cambiamenti.
Nei ricordi di mia madre, nata a Milano ma di origini trentine, vi era l'apertura del primo supermercato in Milano, negli anni '50, chiuso poco dopo la sua inaugurazione a causa della scarsissima affluenza di clienti che, al tempo, non si fidavano di quella formula commerciale innovativa. Oggi sorrido pensando a quella reazione della società di un tempo, riconoscendo i vantaggi offerti dalla formula commerciale del supermercato e riservandomi la libertà e il piacere di scegliere il negozio sotto casa per i miei acquisti.
La visione di un cartello pubblicitario è diretta e spontanea, è sotto la luce del sole, senza inganno. Tuttavia il messaggio viene percepito nel momento in cui il messaggio stesso risuona nelle nostre corde emotive. La pubblicità che dovrebbe preoccupare maggiormente è quella che agisce direttamente nel nostro inconscio, in modo sottile e subdolo, dalla quale nessuna norma può difenderci.
Sono orgogliosa di essere nata e cresciuta a Brescia. Attraverso l'affissione pubblicitaria, presente alcune settimane fa presso un grandissimo impianto pubblicitario situato in centro, ho appreso la notizia che Brescia e il complesso Museo Santa Giulia sono patrimonio dell'umanità.
Complimenti Brescia, sei proprio una bellissima città.
Lucia Pisati
Brescia
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