Posto dei disabili Chiedete scusa a chi non merita violenza

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA
Car o signore che il 15 marzo alle 10 bevevi il caffè all’Antica Dolceria di Mompiano, ti scrivo per scusarmi se mi sono intromessa quando dicevi al tuo amico «guardala... com’è disabile...!» riferendoti, sprezzante, alla mia amica che saliva sulla sua auto parcheggiata sul posto dei portatori di handicap. Nei cinque anni di scuola elementare di mio figlio, ho fatto guerre quotidiane contro i genitori «normali» che portavano via proprio quel parcheggio ai «veri» disabili, quindi pensavo di riconciliare il tuo sdegno facendoti presente che la mia amica ne ha pieno diritto. Ho sbagliato, parlando (da mamma) prima dell’autismo di suo figlio invece che di lei, infatti mi hai gridato che il figlio non era con lei (hai ragione) e solo dopo ti ho spiegato che anche lei è paziente oncologica. Quando hai continuato a urlare «non me ne frega un cxxxo… stai difendendo l’indifendibile… siete voi che portate via il posto ai veri disabili!» attirando l’attenzione di tutti i presenti, ho cercato di farti capire che stiamo combattendo la stessa guerra, che per difendere i disabili te la prendi proprio con loro! Scusami, non ho capito che non puoi nemmeno immaginare la croce che pesa nella sua famiglia così composta: mamma oncologica, papà con Parkinson e figlio autistico. Non un permesso disabili: ma tre su tre! Tu non puoi nemmeno immaginarlo e hai ragione: nemmeno io conosco altre famiglie dove il destino si è accanito con tanta crudeltà! Essendo cristiana non ti auguro di poter parcheggiare come lei neanche per un solo giorno degli anni che sta passando la mia amica, ma ti chiedo solo, la prossima volta, di farti prendere dal dubbio prima di giudicare spavaldo e con certezze che non hai! Prima di umiliare una donna in una pasticceria, facendo una piazzata aggressiva con linguaggio scurrile e voce alta, fermati a capire se lei è un tuo alleato o un tuo nemico. Ascolta! Non merito la tua violenza solo perché ho cercato di chiarire la verità nei riguardi di una persona (che nemmeno era consapevole del tuo disprezzo, per me è come una sorella e credevo fosse giusto - in modo cortese e civile - dirti che anche se non è in carrozzina, non ha la bava alla bocca e gli occhi girati indietro, posso farti vedere le sue foto pelata per la chemio, così potrai perdonarla se, carina e ben vestita, si è permessa di tirare il fiato bevendo un caffè con me durante la terapia in piscina di suo figlio. Salutami il tuo amico che, quando ho cercato il suo sguardo per aiutarmi a calmarti, mi ha detto «di farla finita». Merita un grande ringraziamento Manuela, la proprietaria della pasticceria, che vedendomi agitata e quasi in lacrime mi ha confortata con un bicchiere d’acqua e tanta solidarietà, così come alcune clienti. Forse c’è ancora speranza.
Alessandra Garatti

Cara Alessandra,

proprio perché crediamo profondamente nella gentilezza, anche di linguaggio, sappiamo quant’è importante potersi sfogare, che il tenersi tutto dentro in qualche modo avvelena, fa male. E siamo lieti che questo spazio delle lettere offra l’opportunità di «gridare» le proprie ragioni senza dover sbraitare.

Nel merito, non sappiamo se coloro che sono saltati presto alle conclusioni, sbagliandole, leggendo queste righe si pentiranno, riconoscendo l’errore. Di certo impariamo noi a pensarci almeno due volte prima di sputare sentenze e altre dieci prima del via libera al commento sprezzante.

Bravi infine Manuela e i clienti della pasticceria. Che sfogarsi è importante, ma avere qualcuno che conforta lo è di più. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato