Parole dialettali desuete nel cruciverba
Se posso sciogliere un plauso per l'inserto GdB Relax non so però resistere alla tentazione (come Oscar Wilde anch'io resisto a tutto fuorché alle tentazioni) d'un rilievo linguistico-dialettale per quanto attiene il cruciverba di prima pagina che mescola vocaboli in bresciano a quelli in lingua. Nell'ultimo numero di domenica 15 agosto - ma anche in quelli precedenti - trovo parole desuete, scomparse e quindi che non appartengono più al dialetto corrente. Infatti sono tratte dal vocabolario di Giovan Battista Melchiorri che risale al 1817 (1 agosto, tra l'altro) e ristampato due volte in copia anastatica proprio dal nostro Giornale. Da allora sono trascorsi quasi due secoli e intanto il dialetto nostro, come qualsiasi idioma, è mutato. Ciò che mi ha fatto decidere a scriverti, caro Direttore, è la definizione di «ragazzo» da rendersi con «ragas», chiara dialettizzazione del corrispondente vocabolo italiano. Sì, d'accordo, il Melchiorri la riporta così, ma in bresciano «ragas» non esiste più, perché in tutta la provincia fa «gnaro». Per essere spulciosi si potrebbe ricordare che, a seconda delle zone, fa «s-cet», oppure «s-ciat», o, ancora, «matèl, pötèl», ma «ragas», oggi è... introvabile. Colgo anche «ragionat», per ragioniere, «masera» per fantesca, «mansarina» per spazzola, «sbetech» per iracondo, «sarasara» per fuggi-fuggi, tutti vocaboli prelevati dal Malchiorri. Ora, se l'intento è di riportare in luce lemmi scomparsi, può avere un fondo accettabile, ma dal punto di vista meramente del cruciverba un bresciano di normale parlata nostrana finisce per ricorrere obbligatoriamente alla pagina delle soluzioni. E allora, appassionati cruciverbisti tra dialetto e italiano, stando così le cose e planando, come si vede, sugli arcaismi scomparsi, non vi resta che munirvi del suddetto vocabolario. Il Giornale dispone ancora di copie.
Egidio Bonomi
Lumezzane
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