Parole d’amore come antidoto al mondo violento
Lettere al direttore
AA
Siamo tutti allibiti dopo la strage famigliare di Paderno Dugnano, di questo ragazzo apparentemente normale e «solare e sportivo» (così commentano i professori dell’Istituto dove frequentava il liceo), nato in una famiglia normale e benestante, senza nessun apparente problema che però ha semplicemente sterminato tutta la sua famiglia. Provare a riflettere per dare senso, se ci potrà mai essercene, ad uno scempio del genere. Penso a quei poveri genitori, ed a come con tanta gioia ma anche con tante difficoltà avranno cercato di fare crescere «bene» i loro, figli (come tutti noi genitori), cercando di non fargli mai mancare niente. Tanti sbagli genitoriali, sicuramente, accomunano la crescita dei figli: perché son stati troppo viziati o perché si è troppo severi... perché figli unici o perché devono sopportare i fratelli... perché ci sono state troppe aspettative oppure troppo poche, insomma come si suol dire «il bravo genitore non è ancora nato». Penso anche che quando si è giovani, come lo siamo stati tutti, ci siano vari problemi che ti possano tormentare, fisici o mentali, per cui bisogna lottare per vincere su noi stessi, che è poi la fatica del crescere. Tutto ciò poi si accentua secondo l’indole del proprio carattere: c’è chi nasce estroverso e riesce ad esprimere anche i propri disagi, mentre chi nasce più introverso si tiene tutto dentro, pensando di non fare trapelare il negativo che ha dentro, credendo magari di essere sbagliato. Ognuno nasce col proprio carattere, e deve cercare di trovare il positivo che c’è in lui. Per cui tutto è importante: la famiglia, l’indole del proprio carattere e poi arriva la società. E qui, casca l’asino! Di fronte a questo terzo elemento un po’ noi genitori dobbiamo alzare le mani, in segno di arresa perché bisogna solo sperare che i propri figli possano avere e trovare dei bravi amici. E poi a parte questo dettaglio non da poco, bisogna fare i conti con tutti i vari mezzi di comunicazione che martellano i nostri giovani nel bene ma purtroppo molto nel male. Cosa vuol dire «male»? Male vuol dire che ormai nella musica i giovani trovano molte figure di rap dove tutti esprimono solo malessere e rabbia, tutti incazzati con tutto e con tutti. La colpa è sempre quella degli altri sono gli altri sempre quelli sbagliati. Non parliamo del Cinema e Tv e tutte le forme di Tv private. Ormai girano solo violenze di tutti i generi, linguaggio volgare, e esempi di indubbia moralità messi come protagonisti e leader. Di fronte a tutto ciò, insieme alla complessità della vita, si può capire perché mettere al mondo i figli, in questi tempi può essere molto complicato ed è meglio prendersi un bel cagnolino, carino e simpatico, magari come alternativa! La buona crescita di una persona è sempre una incognita, ma purtroppo i nostri giovani non sentono praticamente mai parole di amore, di solidarietà, di comprensione. È difficile che possano sentire o pensare che, anche se ci sono dei problemi o difficoltà, non si è sbagliati ma semplicemente persone umane con tanti difetti, ma anche e soprattutto un
ici ed irripetibili, ricchi di poter donare tanto amore e di poter fare tanto bene! E soprattutto pensare che non siamo soli, ma che lo possiamo essere se ci si chiude in noi stessi, nel proprio ego. Tornando alla tragedia famigliare, a quel povero 17enne disgraziato che senza nessun motivo logico, ha sterminato la sua famiglia, mi chiedo... come avrebbe potuto sentire qualcuno, nella società in cui viviamo, che gli proponeva delle gesta d’amore, gesta di pazienza sia con gli altri che con se stesso, gesta di libertà, qualcosa o qualcuno che gli potesse spiegare che la libertà non è poter fare quel che si vuole, ma esser liberi rispettando prima di tutto gli altri? Dove poter sentire nella nostra «evoluta e moderna società» delle buone parole? I genitori non vengono più ascoltati, ammesso che abbiano ancora qualcosa da insegnare, ma la società è proprio decaduta come educatrice, anzi sa solo proporre odio e violenza, trasgressione e illegalità, e quant’altro. Torniamo ai buoni valori, ad esaltare il bene che ognuno di noi può fare, ad elevare lo sguardo senza tenerlo solo su se stessi. Come scriveva Sant’Agostino «L’amore è tutto». Arricchiamo i nostri giovani, non solo di cose materiali, ma di buoni sentimenti e coraggio, senza cedere alla negatività del mondo moderno.
Margherita
Brescia
Molti di noi, immagino, si ritrovano appieno nelle riflessioni e nello sgomento della signora Margherita. È vero: il mestiere del genitore è il più difficile al mondo e la società non ci aiuta. Ma la società non è sempre e solo «gli altri». Siamo anche noi. C’è una sorta di corresponsabilità dalla quale non possiamo sfuggire, anche se singolarmente ci sentiamo minuscoli, rispetto all’enormità della questione. E in cuor nostro sentiamo di aver fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità. La ricetta sta certo nell’amore, quello con la A maiuscola. Amore da vivere e condividere. Amore da esprimere con parole, gesti e intenzioni. A volte anche con i silenzi. Amore e compassione. Degli altri ma anche di noi stessi. Facile a dirsi, molto meno a farsi. Sappiamo troppo poco della strage familiare di Paderno Dugnano per formulare giudizi. Cerchiamo un movente che ne giustifichi l’orrore, nella speranza di poterlo considerare un «caso isolato», in ogni caso «lontano». Eppure le cronache sempre più spesso ci raccontano di giovani e giovanissimi «normali» stritolati dal «vuoto dentro», da «rabbia» che sfogano con violenza contro se stessi o gli altri. Emozioni violentissime, incontrollabili. Ecco, uno dei nodi da sciogliere è proprio questo, l’emozione negata, non riconosciuta, non compresa e quindi non gestita. Forse dovremmo partire proprio da qui, adulti e ragazzi. Adulti per i ragazzi. Perché la prima emozione da comprendere - ed elaborare - è proprio il senso di sconfitta che ci assale davanti a storie come la strage di Paderno Dugnano. (n.v.)
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