Pace e disarmo La lezione del Papa e gli indifferenti
Lettere al direttore
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N
ei prossimi giorni alcune associazioni organizzeranno incontri pubblici a Manerbio sul tema della pace e del disarmo. È un tema questo che sta mettendo a repentaglio il tessuto sociale della nostra società: siamo ormai arrivati alla militarizzazione delle coscienze, consideriamo come fatto ineluttabile l’uso delle armi. L’errore più preoccupante che si sta commettendo, analizzando questo drammatico argomento, è di partire dall’analisi di uno solo dei tanti conflitti (Ucraina) che si stanno consumando nel mondo (in questi ultimi mesi ne vediamo drammaticamente un secondo in medio oriente).
Tutti invece hanno origine da un presupposto ben preciso: il condizionamento sui governi da parte delle industrie produttrici di armi. I grandi finanziamenti alla candidata americana ne sono la testimonianza. Come dice Papa Francesco se a decidere fossero i cittadini le guerre non esisterebbero. Decidono invece i governanti, ligi al vecchio motto: armiamoci e partite. Si ipotizza quasi un milione di giovani morti nel conflitto in Ucraina, tra russi e residenti, di 800mila ragazzi ucraini nascosti o scappati. Una intera generazione sacrificata. Si può immaginare che qualche cittadino russo o ucraino possa essere favorevole a questo conflitto? Eppure, prima della criminale invasione, si era raggiunto l’accordo per cessare la guerra nel Donbass (iniziata nel 2014) che prevedeva la neutralità dell’Ucraina.
Ogni colpo sparato è un seme di odio che farà germogliare frutti sempre più distruttivi. Bastano 50 atomiche per distruggere la terra, 15mila sono depositate negli arsenali: non è pazzia questa? Purtroppo lo stesso meccanismo si verifica anche in altri contesti e con le stesse tragiche modalità. Le industrie farmaceutiche finanzieranno candidati che mettono prioritariamente in agenda la prevenzione? I produttori di energia finanzieranno candidati che promettono di privilegiare il risparmio energetico e la valorizzazione delle fonti rinnovabili? E subito dietro questi colossi ci sono i fondi di investimento: una quantità infinita di denaro che ha, come unico obiettivo, il moltiplicarsi sempre di più a scapito di tutto e di tutti. Finanzieranno candidati che vorranno far pagare tasse appropriate ai loro megaprofitti per sostenere lo stato sociale (scuole, ospedali ecc.)?
Mi permetto, alla fine, di sottolineare la grande e grave responsabilità di una categoria di cittadini ben precisa: gli indifferenti. Chi vuole mantenere privilegi e fare loschi affari va sempre a votare. Purtroppo il disimpegno del 50% di astenuti concede loro l’impunità e potere decisionale. L’unico senso che si può dare a questo breve viaggio che è la vita è fare molto per se stessi e molto di più per gli altri. Come hanno sempre detto i poveri, il sudario non ha tasche
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Rino Alessandrini
Manerbio
C
aro Rino,
«Il sudario non ha tasche» è una verità di cui non teniamo mai abbastanza conto. Eppure è così. «Con noi, nella morte, non porteremo niente, se non l’amore donato e ricevuto».
Sul resto, in particolare chi decide davvero le guerre, c’è nulla da aggiungere a ciò che dice papa Francesco: i semplici cittadini non di certo. Parimenti, il denaro è sempre una buona pista da seguire per scovare gli interessi che fanno da spinta ai conflitti in ogni parte del mondo.
Se dal mazzo abbiamo scelto la sua lettera è tuttavia per un motivo ben preciso: non vogliamo appartenere alla categoria di cittadini che fa dell’indifferenza il proprio marchio.
E se non strilliamo o ci stracciamo le vesti non è per codardia, bensì poiché consideriamo la mitezza un valore assoluto. Specialmente in contrapposizione a coloro per i quali ogni pretesto è buono per ricorrere alla violenza, al sopruso. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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