Offese a chi la pensa diversamente Elogio della mitezza
Lettere al direttore
AA
In occasione del convegno di FederVita Piemonte del 24 ottobre scorso, dedicato al tema «Per una vera tutela sociale della maternità», i partecipanti ed i relatori, tra cui il vescovo Mons. Giovanni D’Ercole, solo grazie all’azione combinata di Polizia locale, Questura e Carabinieri riuscivano a fare ingresso in sala scortati da agenti in assetto antisommossa.
Poi scopri che la notte precedente qualcuno si era premurato di accogliere gli stessi partecipanti imbrattando i muri su strada con slogan già conosciuti come «Cloro al clero» se non di più fresca ed efficacie elaborazione quali ad es. «Viscido cristiano, nella bara ti mettiamo», «Obiettore ti sprangheremo senza fare rumore», «Dovete andare sottoterra», «Solo odio, siete m**** FederVita sottoterra», «Adinolfi = aborto mancato».
E ti viene da pensare, come notalo stesso Adinolfi: ma a parti invertite, con i cattolici dalla parte del cosiddetto «presidio» fuori dai recenti convegni che propagandavano l’utero in affitto (Università di Bari) o i trattamenti transgender per i bambini di cinque anni (Università Roma Tre), cosa ci avrebbe riservato la stessa Ansa ed i media compatti in fila per tre col resto di due? Forse l’immancabile marchio della «ignobile azione fascista», con seguito di interrogazione parlamentare e severi moniti dal Quirinale in giù? Probabile, molto probabile.
Tutto questo fa riflettere su come silenziosamente, complici lo stesso silenzio od il semplice disinteresse di molti cristiani, l’aria che respiriamo appena fuori dalle nostre chiese sia cambiata, e non certo in meglio.
Oggi chi, da cristiano, non si rassegna al silenzio, soprattutto sui temi del rispetto della vita, è un «viscido»: capito?
Luca Poli
Caro Luca,
che certi temi siano divisivi non siamo certo originali noi nel riconoscerlo. Già in politica o nello sport, figuriamoci quando il campo è quello dei valori, dell’etica.
Evitiamo perciò di entrare nel merito della questione, né vogliamo limitarci a ribadire l’ovvio, cioè che insulti, violenze e minacce sono sempre inaccettabili, oltre che pesanti.
Il difficile, ce ne rendiamo conto, è non cedere alla provocazione, resistere alla tentazione di rispondere pan per focaccia.
Che quella è la vera insidia del male: che chiama altro male. Lo stimola, lo invoca, lo induce. Una seduzione potente, spesso giustificata dal «fin di bene»: ci si sente dalla parte del giusto, perciò ci si considera autorizzati ad utilizzare qualsiasi mezzo. Una spirale negativa che però chi tiene davvero alla vita e si professa orgogliosamente cristiano, deve riuscire a interrompere.
La forza delle proprie convinzioni, infatti, si deduce dalla mitezza con la quali si sostengono. Senza alzare muri, costruendo solo ponti. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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