Odissea per riavere la somma prelevata per errore dall’Inps

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Vorrei condividere la mia esperienza con l’Inps di Brescia che con molta ironia definirei kafkiana. Mio marito, pensionato, è deceduto il 27 giugno 2021. In data 1° luglio 2021, l’Inps ha arbitrariamente prelevato dal nostro conto corrente l’importo riferito alle sue pensioni di luglio e agosto 2020. La banca blocca il conto corrente per evitare ulteriori prelievi da parte dell’Inps relativi alle pensioni accreditate da settembre 2020 a giugno 2021 senza però avvisarmi. Mi accorgo della sottrazione dei soldi solo il 4 agosto. Invio immediatamente una mail all’Ente per chiedere chiarimenti e non ricevendo risposta invio un sollecito per ottenere la restituzione delle somme. In data 11 agosto ricevo la risposta che il problema è stato preso in carico. A fine agosto, non avendo ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’Inps né riaccredito dei soldi, mando un sollecito urgente via mail e prenoto un appuntamento presso gli uffici Inps di Brescia. L’appuntamento viene però annullato tramite telefonata da parte di una funzionaria dell’Istituto che mi spiega: il problema si può risolvere anche senza colloquio in presenza, devo inviare una mail all’ufficio preposto. Procedo quindi inviando la mail all’indirizzo comunicatomi (assicuratopensionatogestioneprivata.brescia@inps.it) ma non ricevendo risposta né risoluzione del problema, programmerò due ulteriori appuntamenti presso gli uffici Inps riuscendo ad accedere solo alla terza prenotazione. Il funzionario presente mi comunica che per ottenere le somme ingiustamente sottratte (somme percepite da mio marito quand’era in vita) devo presentare «domanda di rateo agli eredi». Prenoto un appuntamento presso il Patronato; l’impiegata, gentilissima, mi spiega che trattandosi di un errore dell’Ente l’accredito sul mio conto sarebbe dovuto avvenire automaticamente una volta riconosciuto l’errore (senza effettuare domanda di rateo) e invia un sollecito all’Inps per la restituzione delle somme. Il giorno seguente l’invio di tale sollecito mi telefona il funzionario dell’Inps dicendomi che per ottenere il riaccredito dei soldi prelevati (nonostante riconosca l’errore che però attribuisce al medico che ha trasmesso la data di decesso) la domanda di rateo agli eredi è tassativa. Nel frattempo ricevo una mail dalla Responsabile dell’Ufficio pensioni che mi comunica che mi ricontatterà telefonicamente nell’arco di pochi giorni e che il riaccredito avverrà nel mese di ottobre. Non riceverò mai alcuna telefonata da parte sua né risposte da parte del Direttore dell’Istituto contattato via mail. Nella speranza di ottenere le somme sottratte invio tramite il Patronato la domanda di rateo come richiesto dal funzionario (pagando 24 euro). Il giorno successivo vengo ricontattata dall’Inps che mi comunica che c’è un ulteriore problema: per poter ottenere l’accredito è necessaria la validazione degli Iban dei coeredi (i miei figli). Mi specifica inoltre che dovrò restituire la pensione di mio marito percepita in luglio 2021. Concordo sulla richiesta ma preciso che l’Inps è in debito nei miei confronti per una somma maggiore rispetto alla pensione di luglio 2021. Sono fortemente amareggiata e scoraggiata per la lentezza, la superficialità e il disinteresse dell’Ente nel rimediare ad un grave errore. Esausta ed arrabbiata per queste continue richieste contatto le banche dei miei figli: la validazione degli Iban viene effettuata in automatico al momento dell’accredito dei soldi sul conto corrente. Invio una nuova mail all’Istituto che mi risponde a distanza di una settimana spiegandomi che gli Iban sono stati già validati (perché allora mi hanno chiesto ulteriori procedure se poi lo hanno fatto in automatico?) e che l’accredito avverrà nel mese di novembre. Il 22 novembre (dopo circa 5 mesi dal prelievo indebito e dopo notevole dispendio di tempo e di denaro) io e i mie figli otteniamo finalmente l’accredito ma… non è completo! Mancano infatti all’appello parte dei soldi. Preciso che dalla somma restituitaci l’Ente non ha mancato di trattenere la quota ad esso spettante relativa alla pensione di luglio 2021 di mio marito (è stato solerte nei propri confronti!). Sottolineo inoltre che se l’Ente non avesse prelevato arbitrariamente quel denaro non avremmo dovuto fare domanda di rateo e subire la trattenuta Irpef al 23% dovuta per tale richiesta. A questo punto mi domando quando potrò finalmente ottenere il completo riaccredito delle somme indebitamente prelevate. Stupisce che il prelievo da parte dell’Inps sia stato tempestivo (quattro giorni dopo la morte di mio marito e senza prima accertarsi che poteva trattarsi di un errore) e che ad oggi io sia ancora in attesa di rientrare in possesso di tutto ciò che (per errore!) mi è stato sottratto.

// Patrizia Gregorelli
Brescia

Gentile lettrice, definire kafkiana quest’odissea risulta quasi un eufemismo. Inutile fare l’ennesimo fervorino sulla nostra burocrazia, lasciamo ai lettori giudizi e conclusioni. Mi auguro solo che il portare a conoscenza pubblica la vicenda, in qualche modo consenta di sanare del tutto e rapidamente la situazione, uscendo definitivamente dal labirinto kafkiano in cui si è infilata. Magari porgendo anche una qualche richiesta di scuse a una persona, che, oltre al dolore della perdita del marito, ha dovuto affrontare anche le tribolazioni di questo errore burocratico. (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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