Non solo muri al centro Alzheimer di via Pilastroni

Mi chiamo Giacomo. Sono iseano e abito a Sale Marasino. Nella mia vita professionale ho sempre fatto il carpentiere edile lavorando a cottimo. Negli ultimi 50 giorni però ho frequentato assiduamente il centro per l’Alzheimer Fatebenefratelli di via Pilastroni, perché dal 2017 mi sono reinventato assistente alla persona e sto seguendo persone ammalate di Alzheimer. Il reparto è composto da 40 pazienti ed è sempre pieno. Sono assistiti da 8 persone tra infermieri e ausiliari dalle 6 alle 14; da 6 infermieri e ausiliari dalle 14 alle 22; e da 3 infermieri e ausiliari nel turno notturno. Con questa malattia serve assistenza continua. Vanno alzati dal letto, cambiati per l’igiene anche più volte, accompagnati per la deambulazione per evitare gonfiori a gambe e piedi. In più ognuno ha bisogno della terapia medicinale, somministrata anche più volte al giorno se il paziente è agitato. Ho letto sul nostro quotidiano un bell’articolo di Anna Della Moretta sulla possibile ristrutturazione del centro, e mi sono chiesto se non sia più giusto destinare una parte di quei 6 milioni di euro al servizio verso gli uomini e le donne che in quel centro ci vivono perché affetti dalla malattia invece che tutti in muri e struttura. In queste settimane ho visto varie volte carenze di personale. Un giorno invece che in 6 infermieri e ausiliari erano 3. Gli assenti non sostituiti. Quel giorno non sono riusciti nemmeno a dare la merenda ai pazienti. Quando manca personale i ritmi sembrano quelli di un cantiere edile. Mi ricordano le corse assurde di quando ero cottimista. Sottolineo la professionalità, la preparazione, e l’umanità, obbligatoria ma di certo non facile da avere sempre del personale, sia verso i pazienti che verso i parenti. Però in coscienza non posso non fare due domande: il personale infermieristico che spesso lavora con ritmi da cottimo è pagato a cottimo? E poi, chi deve sovrintendere a queste situazioni? Il Fatebenefratelli, lo Stato, la Regione o chi? Mi sono rivolto al nostro giornale perché in altri modi avere risposte è molto difficile. Mi piacerebbe una risposta non burocratica o formale ma di sostanza. Auguro buon lavoro a voi e ringrazio il personale infermieristico del reparto, una sorta di girone dantesco, un posto duro in cui tutti dovrebbero provare a stare almeno qualche ora per imparare a dare il giusto valore alla vita.
// Giacomo DanesiSale Marasino
Gentile lettore, prendersi cura di persone malate di Alzheimer richiede un impegno che va ben al di là della fatica fisica. Servono dedizione e amore per la vita. Per questo accogliamo e rilanciamo il suo appello ai responsabili dell’Ordine ospedaliero affinché, al di là dei vincoli di legge, possano dare nuova linfa ad una delle strutture di riferimento della nostra provincia, e non solo. Tuttavia, crediamo che anche gli investimenti edilizi siano necessari per dare dignità a chi ci vive e ci lavora. Per garantire l’ospitalità auspicata da san Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli, serve l’equilibrio dell’intelligenza: assistere al meglio non esclude farlo in ambienti all’avanguardia. (GdB)
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