Non fateci chiudere il negozio l’8 marzo Per noi è vitale

Lettere al direttore
AA
Nel lontano 1976 ho aperto un’attività in piazzale Kossuth. È un negozio di fiori che porta avanti una tradizione di famiglia a cui, ancora oggi, io e mio marito dedichiamo tutte le nostre energie e il nostro tempo. Un’attività che ci ha riempito di orgoglio e di soddisfazioni ma che, non nascondo, ci ha spesso costretto anche a rinunce e grandi sacrifici. In particolare nell’ultimo periodo, trovandosi il negozio nella zona adiacente lo stadio di Brescia, questi sacrifici si sono accentuati a causa, ahimè, delle partite di calcio della nostra squadra di casa. Siamo da sempre grati alle forze dell’ordine e rispettosi verso tutti coloro che si adoperano per garantire la sicurezza dei cittadini durante queste manifestazioni sportive, ma ci risulta davvero difficile capire se sia proprio necessaria la chiusura totale di tutto il quartiere, la «scorta» per i clienti o le vetrine murate da pannelli e new jersey. Siamo in molti a soffrire questa situazione, le nostre attività sono sempre più penalizzate e la sicurezza, a mio avviso, è solo apparente. Non meglio per i clienti o per i residenti costretti a spostarsi con documenti alla mano o a rinunciare a qualsivoglia spostamento per non incorrere in divieti, multe o altri disagi. Credo di non sbagliare sostenendo che il lavoro è un diritto sacrosanto, per questo cerco di difendere la mia attività con tutto l’impegno possibile, ma la situazione ora è davvero insostenibile. Comprendiamo la ragione di alcune scelte e le motivazioni che ci sono state date: personale sotto organico, garantire l’ordine pubblico... le abbiamo sempre accettate senza opposizioni. Sappiamo anche che lo stadio è nato prima dei negozi ma se le partite in passato venivano disputate esclusivamente di domenica, a serrande chiuse, ora per un campionato di serie B, ci vediamo costretti a chiudere o rimanere bloccati anche il sabato, per i posticipi del lunedì e oltretutto molte ore prima dell’inizio, festività comprese. Tra qualche giorno sarà l’8 marzo, festa della donna, giornata di possibili introiti e di «respiro» per la nostra attività. La situazione è questa: comprerò materiale e fiori per garantire qualità, freschezza e bellezza per la mia clientela, ci spenderò denaro, tempo e fantasia ma fino all’ultimo minuto non saprò se potrò aprire il negozio. Sarò in difficoltà per le consegne perché mi sarà vietato entrare e uscire dalla zona con il furgone e i miei clienti, quasi sicuramente sceglieranno di rivolgersi altrove piuttosto che essere scortati dalla polizia fino alla mia fioreria. Non vuole essere, la mia, una polemica sterile ma un invito a cercare insieme soluzioni alternative, a venire a parlare con la gente e magari prendere decisioni seguendo anche alcune linee guida già depositate in passato da chi di dovere. Si eviterebbero così enormi perdite per tutti i lavoratori della piazza, soprattutto in quelle giornate in cui sono previsti «gemellaggi», partite in amicizia in cui anche i tifosi fanno la loro parte per non creare problemi (magari fosse sempre così!). Sono una donna e da sempre un’im prenditrice, perciò chiedo a chiunque possa rispondermi: posso lavorare l’otto marzo?
Flavia Mangeli
Cara Flavia,
il garbo della sua lettera è direttamente proporzionale alla ragionevolezza della richiesta. Un fiore raro, ci verrebbe da commentare. Perciò rilanciamo il suo appello, confidando che in occasione delle partite del Brescia chi è responsabile della sicurezza - nello specifico il Gos, Gruppo operativo di sicurezza - non replichi uno schema rigido, bensì valuti provvedimenti restrittivi di volta in volta. A garanzia che non avvengano disordini, ma pure che la vita del quartiere non venga soffocata a prescindere. (g. bar.)
Flavia Mangeli
Cara Flavia,
il garbo della sua lettera è direttamente proporzionale alla ragionevolezza della richiesta. Un fiore raro, ci verrebbe da commentare. Perciò rilanciamo il suo appello, confidando che in occasione delle partite del Brescia chi è responsabile della sicurezza - nello specifico il Gos, Gruppo operativo di sicurezza - non replichi uno schema rigido, bensì valuti provvedimenti restrittivi di volta in volta. A garanzia che non avvengano disordini, ma pure che la vita del quartiere non venga soffocata a prescindere. (g. bar.)
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