Noi, lasciati fuori sotto acqua e vento Sono indignato

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

La mattina del 17 aprile mi sono recato all’ufficio immigrazione della Polizia di Stato a San Polo per chiedere delle informazioni sull’aggiornamento del permesso di soggiorno di mia moglie thailandese. Non è la prima volta che vado e sicuramente la cortesia nei confronti degli stranieri non è di casa. All’apertura delle 8.30 sotto a un diluvio e vento «leggermente forte» proviamo ad entrare. Ci viene detto che il signore addetto alle informazioni arriva verso le 9.00. Ci viene dato un biglietto con un numero e ci viene detto di aspettare fuori sotto gli alberi. Io, mia moglie e altre persone straniere sotto la pioggia e il vento per venti minuti. Sono indignato da italiano su come vengono trattati gli stranieri, bastava farci entrare oppure si potrebbe almeno fare una tettoia al di fuori.

Rinaldo Frassine
Brescia

Caro Rinaldo, comprendiamo la sua rabbia e darle torto è impossibile. Neanche consola la constatazione che Brescia non faccia eccezione e nei restanti capoluoghi italiani la situazione sia pressoché simile. Ugualmente, ci sentiremmo in torto limitandoci a puntare il dito verso i poliziotti, lasciati anch’essi in prima linea e in qualche modo abbandonati. Perché, diciamoci la verità, quello dell’accoglienza è un rosario di spine che per primi i politici cercano di farsi scivolare dalle mani. È dunque alle poche persone sensibili che ci appelliamo, consapevoli che basterebbe poco per cambiare le cose, ma quel poco implica un mutamento enorme, culturale. Una premura che nessuna legge può imporre, soltanto empatia e spessore umano possono dare. P.S. Abbiamo scelto la sua lettera dal mazzo, una lettera qualunque, anche se qualunque non è questo giorno per il Giornale. Ottant’anni esatti al servizio della comunità, anche attraverso lo spazio delle lettere. Avendo lavorato per diversi quotidiani possiamo dirlo: in nessun altro la corrispondenza con i lettori è tanto fitta da rappresentare un tratto distintivo e riconoscibile. Merito dei colleghi che hanno portato alta la fiaccola del dialogo, nei decenni scorsi, e di voi lettori. Siete moltissimi infatti a riconoscere che, così come ci deve essere «un giudice a Berlino», qui c’è un giornale a cui appellarsi e rendere di pubblico dominio lamentele, sfoghi, segnalazioni, suggerimenti, considerazioni... Un filo diretto che rende orgogliosamente questa «vostra» pagina tra le più varie, tra le più lette. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato