Motori endotermici e regole anti smog Un approccio laico

Lettere al direttore
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I

l provvedimento della Ue di voler abolire i motori termici dal 2035 è una cantonata davvero incomprensibile. Non si può abolire il motore termico poiché ciò significherebbe abolire le vetture ibride, che invece sono il vero futuro dell’automotive. Non la penso così solo io, ma da anni la Toyota, casa tra le numero uno al mondo: infatti sostiene che il futuro è della macchina ibrida (circa 80%) e non dell’elettrica (circa 20%). Ci sono infatti vari problemi pratici a favore di questa considerazione. Il primo è l’impossibilità pratica di installare un considerevole numero di colonnine di ricarica in qualunque parte, soprattutto in zone difficilmente raggiungibili (paesini sperduti di montagna...). Il secondo problema è quello di come reperire la corrente per ricaricare i circa due miliardi di auto che fra poco circoleranno nel mondo. Un altro, non ultimo, problema è la messa in pratica di questa soluzione. Ho l’esperienza di ben ventisette anni con la mia azienda, dove, ormai da sempre utilizziamo auto elettriche ed ibride e posso affermare inequivocabilmente che l’auto elettrica va bene solo per città e dintorni vicini. Troppi problemi e troppi imprevisti per affrontare viaggi non brevi: per questi è decisamente consigliabile usare una ibrida. Inoltre il traffico veicolare inquina la troposfera solo per un 16/17%. L’inquinamento dei gas di scarico invece, è drammatico nei frequenti ingorghi stradali per chi vi è coinvolto, per i pedoni, per i ciclisti, per i bambini nei passeggini ecc., tutti esposti ad un micidiale aerosol di veleni ad un palmo dal nostro naso. Proviamo ad installare una centralina di rilevamento dell’aria «per terra» su un marciapiede vicino ad un semaforo trafficato e ci renderemo conto qual è il reale tasso di inquinamento che respiriamo tutti in queste situazioni. Ritengo quindi che la cosa più sensata sia quella di riunire urgentemente un G20 per legiferare che entro 2/3 anni al massimo tutte le case automobilistiche al mondo (non solo quelle della piccola Europa) debbano costruire solo ed esclusivamente auto ibride ed elettriche. Le ibride, per legge, dovranno essere tarate in modo tale che, alle basse velocità degli ingorghi stradali, possano circolare solo ed esclusivamente in elettrico (i costruttori sono ormai quasi tutti preparati per una tale tecnologia). Circolando tutti (o quasi tutti) in elettrico si darebbe un grosso taglio all’inquinamento urbano e dei frequenti ingorghi stradali. Poi, chi ha un suggerimento fattibile per tagliare o ridurre anche gli altri inquinanti della troposfera, si faccia avanti con idee concrete, non solo con chiacchiere perditempo. Se restasse in piedi l’assurdità Ue del 2035, succederebbe che fra circa dieci anni circolerebbero nel mondo l’80% di ibride Toyota, Honda e di altre case extraeuropee più un 20% di elettriche Cinesi o costruite in Cina, mentre le case europee forse sparirebbero, ammazzate dalla estrema confusione che sta creando la pasticciata proposta Ue per il 2035! Fermiamola immediatamente! Ripartirà subito un lavoro sotto un indirizzo sensato

, preciso ed uguale per tutti su come procedere per la tutela della nostra salute.
Alberto Triboldi

Caro Alberto,

il suo candore - lo scriviamo senza ironia - è pari alla passione che dimostra: come potremmo restare sordi all’appello che lancia. Peccato che, pur forti dell’autorevolezza del giornale, difficilmente riusciremo a convincere i componenti del G20 a una riunione straordinaria. Non demoralizziamoci però. Che il bersaglio grosso sia irraggiungibile non significa perdere fiducia in un futuro che porti in dote cambiamenti autentici, positivi. Per cominciare ci pare essenziale che se ne parli e che non si proceda per dogmi o a colpi di clava, dileggiando o, peggio, ignorando, chi ha un pensiero non conformista. Da parte nostra cerchiamo di essere il più possibile «laici», disposti a valutare qualsiasi proposta ragionevole, senza abdicare al pensiero critico e ancorandoci soltanto a due punti fermi.

Primo: l’inquinamento dei gas di scarico è un problema serio.

Secondo: proprio perché è un problema serio, non lo si può ridurre a una crociata, come fosse una questione di fede invece che di scienza e buon senso.

Discutiamone insomma. Dibattiamo, schiettamente, coinvolgendo politica e istituzioni, poiché in ballo c’è il presente e il futuro di tutti e non soltanto il portafogli di qualcuno. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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