Mio figlio rapinato in piazzale Arnaldo Quanto rammarico

Lettere al direttore
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Eccoci, presente! Alla fine è toccato anche a noi essere entrati nel club dei derubati in piazzale Arnaldo. Nello specifico a mio figlio diciottenne che vede, anzi vedeva, il sabato sera come unico momento di svago e divertimento dopo aver giustamente passato la settimana sui libri.

Sabato scorso è rientrato in casa con pochi soldi in meno, ma con tanto rammarico in più, aggiunto allo spavento e alla consapevolezza che poco e nulla poteva fare per difendersi da quello che è stato un attacco definirei studiato e perpetrato con estrema precisione: primo passo isolarti dal gruppo di amici, secondo passo essere accerchiato da quattro componenti del loro branco, terzo chiedere di svuotare le tasche, e infine, ma non per importanza, mostrare una bottiglia di vetro per convincerlo a «collaborare» senza fare storie. Ovviamente per dileguarsi poi in pochissimi secondi, e anche se mio figlio è corso a chiamare una macchina della Locale che era presente pochi metri più in là, poco hanno potuto fare perché, ripeto, sono spariti come neve al sole. La mia domanda è esattamente la stessa di altre decine di mamme immagino, che si preoccupano della situazione attuale, e cioè cosa facciamo? I nostri ragazzi per quanto ancora devono essere utilizzati come dei «bancomat» umani a favore di uno stuolo di ragazzini allo sbaraglio totale, fuori controllo e con mille vantaggi a loro disposizione? Uso il termine «vantaggi» perché anche se presi dalle forze dell’ordine, poco cambia, e comunque il danno l’hanno già fatto, ed è probabile che il sabato successivo siano nuovamente attivi sul «luogo di lavoro».

Lo so che probabilmente queste mie parole si perderanno nel nulla e che ovviamente non cambieranno la situazione, però è talmente forte il rammarico che provo per tutti questi ragazzi che dopo aver subito questi episodi, si guarderanno le spalle con più sfiducia e rabbia, a discapito di ciò che era solo voglia di divertirsi un paio d’ore in tranquillità. E come sempre... speriamo in meglio.
Paola

Cara Paola,

le sue parole non si possono perdere nel nulla. La sicurezza delle persone è un valore assoluto, così come la capacità di proteggerle misura l’efficienza della stessa democrazia.

Sembra che la prendiamo larga, ma non è così. Quanto racconta e che spesso, sbagliando, si banalizza chiamandola «microcriminalità», in realtà è un fenomeno odioso, primo perché colpisce i più deboli, secondo in ragione del fatto che oltre al danno comporta un’umiliazione. Sì, l’impotenza di fronte a un crimine è umiliante e come comunità non possiamo permettere che avvenga. Ecco perché battiamo con forza su questo tasto, chiamando a raccolta sia destra, sia sinistra. Le persone per bene meritano tutela, in piazzale Arnaldo come altrove. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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