Meglio imparare a vivere «da vecchi» che campare male
Lettere al direttore
AA
Leggo sul GdB del 19 gennaio 2025 «Un padre "lasciato" in Casa di riposo». Obiezione a un dialogo tra padre anziano e i figli già «sistemati» narrato da una terza persona che non dice l’età del «perseguitato» portato e «abbandonato» in una Rsa. «Vi state sbarazzando di me», «Papà è per il tuo bene»; «Quando caddi fu in seguito a un capogiro e non si è più ripetuto»; «Non voglio essere depositato come un pacco e non voglio lasciare la mia casa dove ho tutti i miei ricordi e lascio le mie abitudini». Signor anziano, abbiamo ricevuto tutti da Dio il dono del libero arbitrio e ne facciamo l’uso che in coscienza pare corrispondere al bene degli interessati. Infatti, i figli non hanno tempo da dedicare al padre ed esso non vuole essere limitato nel proprio modo di vivere. Anche se si capisce che il capogiro si ripeterà e si aggiungeranno gli altri malanni di tutti i vecchi, si deve capire gli impegni dei figli che programmano il loro futuro da adulti. Signor anziano, quando programmava le sue abitudini per il futuro trascurando quelle dei figli, non ha mai pensato che le risorse per vivere autonomo con abitudini e ricordi di un passato che non esiste più (è passato) e che il più breve futuro prossimo per lei è con risorse fisiche biologiche che si riducono a causa dell’età, che non è ferma a dieci anni fa? L’esperienza del suo ruolo da protagonista nel passato non serve più a nulla! Bisogna inventarsi un altro modo di vivere adeguato alla nuova situazione della sua vita che non si può rifiutare. Glielo dice un vecchio di novantotto anni, ospite da quattro anni e mezzo in un istituto come quello in cui si trova lei. Da anziani, o si impara a vivere da vecchi gli ultimi dieci o venti anni che il destino gli assegnerà, come sta accadendo a me, o si passano male proprio gli ultimi anni della vita. Coraggio, stavolta tocca a lei. Auguri.
G.B.M.
Carissimo, non è vero che all’età consegue saggezza. L’età porta con sé soltanto se stessa, la saggezza invece la consegnano in dote l’esperienza (e in questo l’età, è vero, aiuta) e l’intelligenza, la capacità di «leggere tra» le cose, i fatti della vita.
Una lunga premessa per dirle che vorremmo arrivare noi ai suoi novantotto anni, con la lucidità di pensiero che manifesta. Ed ha ragione: o si impara a vivere «da vecchi» oppure si campa male. Lei ci è riuscito, noi ci stiamo attrezzando. In due modi: 1) accettando il senso del limite, gli acciacchi del tempo, i movimenti lenti, i sensi che si appannano... 2) cercando di mantenere curiosità, passioni, interessi, generosità, altruismo... Non sappiamo se sia la ricetta giusta, ma certo vorremmo considerare la vecchiaia come la fine dell’inizio e non l’inizio della fine. (g. bar.)
G.B.M.
Carissimo, non è vero che all’età consegue saggezza. L’età porta con sé soltanto se stessa, la saggezza invece la consegnano in dote l’esperienza (e in questo l’età, è vero, aiuta) e l’intelligenza, la capacità di «leggere tra» le cose, i fatti della vita.
Una lunga premessa per dirle che vorremmo arrivare noi ai suoi novantotto anni, con la lucidità di pensiero che manifesta. Ed ha ragione: o si impara a vivere «da vecchi» oppure si campa male. Lei ci è riuscito, noi ci stiamo attrezzando. In due modi: 1) accettando il senso del limite, gli acciacchi del tempo, i movimenti lenti, i sensi che si appannano... 2) cercando di mantenere curiosità, passioni, interessi, generosità, altruismo... Non sappiamo se sia la ricetta giusta, ma certo vorremmo considerare la vecchiaia come la fine dell’inizio e non l’inizio della fine. (g. bar.)
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