Mamma, sorriderò alla vita come tu mi hai insegnato
Cara mamma questa lettera non potrai mai leggerla perché ci hai lasciato l’8 di aprile... la tua vita è stata poco generosa con te, prima ti sei dovuta occupare del papà malato di Alzheimer e poi per un anno e mezzo hai tentato di lottare contro il cosidetto «tumore killer», il tumore all’utero e alle ovaie, ma all’età di 68 anni hai perso la tua battaglia. Non scorderò mai la tua dolcezza, la tua bontà d’animo, la tua generosità. Sapevi farti voler bene da tutti, regalavi il tuo sorriso a chiunque e questo sorriso te l’ha tolto solo la malattia. Il corpo ti ha tradito e tu con grande dignità hai accettato tutte le trasformazioni che le cure ti imponevano. Mi hai sempre detto che non volevi morire perché avevi ancora molte cose da insegnare ai tuoi nipoti e che ti dovevi occupare di me anche se a 42 anni potevi pensare che fossi indipendente. Non sei riuscita a vincere fisicamente... quel maledetto giorno il tuo cuore si è fermato per ben due volte ed io disperatamente ti chiamavo e piangevo perché nel mio egoismo accettavo di vederti a letto con tutti i macchinari intorno pur di averti con me. Non volevo che tu mi lasciassi perché avevo bisogno di te e ne ho ancora anche adesso che mi hai lasciato. Ti avrei regalato alcuni anni della mia vita se fosse stato possibile, ma i sogni non corrispondono alla realta. Mi sento così vuota, così piccola, così bambina e vorrei tanto riportare indietro il tempo, ma non è possibile. Non mi resta altro che tentare di mettere in pratica il tuo insegnamento e cioè quello di sorridere alla vita anche quando ti sembra che vada tutto a rotoli e di vivere ogni singolo istante come se fosse l’ultimo. Tu grande donna sei stata un esempio di mamma formidabile, il focolare domestico che tutti cercano e desiderano. Con questa dedica non ti voglio dire addio perché per me è solo un arrivederci. Mi chiedo solo se il tempo mi aiuterà a lenire le ferite, a non sentirmi il cuore spezzato e se eliminerà quel dolore lancinante che mi toglie il respiro. Dare una risposta è quasi impossibile e credo sia più corretto rispondere «Forse». Ho solo una certezza: frequentando il reparto di chemioterapia dell’ospedale Civile di Brescia ho visto e conosciuto tante donne speranzose di vivere e con tanta voglia di lottare. Ecco perché sento la necessità di concludere questa lettera con alcune parole di una famosa canzone «Siamo nati per morire, ok va bene, ma non si muore senza vivere e lottare».
// Annamaria ZilianiRiproduzione riservata © Giornale di Brescia
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