Luigi Archetti, un imprenditore gentiluomo
La settimana scorsa, improvvisamente, ci ha lasciato a 71 anni, quando era ancora al vertice delle attività delle sue imprese, l'amico Luigi Archetti titolare della ditta "Meccanica Archetti" azienda coccagliese con 50 dipendenti che produce lavorati per autoveicoli e camion. Luigi Archetti è un altro rappresentante di quella generazione d'imprenditori che, dopo essersi formati professionalmente negli anni '60 attraverso un duro tirocinio come apprendisti (10-12 ore al giorno compreso il sabato), hanno avviato, prima, una propria officina ed hanno avuto, poi, il coraggio di investire sulle proprie competenze, sulle proprie capacità, contando su un sistema in grado di valorizzare idee, voglia di fare con chiari obiettivi: realizzare il benessere della propria famiglia, della comunità ed una società migliore.
Sollecitato da alcuni amici, dai colleghi ex consiglieri comunali, dai suoi dipendenti e da tanti conoscenti mi sono permesso un breve scritto per ricordare la sua esperienza terrena, il bene che ha donato alla comunità di Coccaglio. Certamente Luigi non avrebbe gradito questa visibilità ma comunque mi è sembrato doveroso offrire a chi lo ha conosciuto, magari solo per nome o superficialmente, una testimonianza cercando di allinearmi al suo stile sobrio, senza eccessi.
Luigi Archetti era una persona riservata, umile, sensibile, generosa votata alla realizzazione del benessere sociale: insomma un galantuomo come si diceva una volta.
Non lo abbiamo mai sentito pronunciare una di quelle tipiche frasi che spesso ascoltiamo "Perché io... Perché ai miei tempi... Quando ero giovane io...".
La sua discrezione e timidezza arrivavano al punto di non aver mai raccontato le umili condizioni di vita della sua giovinezza, il sacrificio di un lavoro che dall'apprendistato lo aveva portato ad essere un lungimirante imprenditore, l'attaccamento alla sua famiglia: era troppo riservato per esternare sentimenti ed esperienze personali.
Infatti, da altri abbiamo saputo del semplice e piccolo alloggio natio con tanti fratelli e sorelle, delle sua prima esperienza lavorativa in un freddo e tetro capannone di Castrezzato, della sua tenacia nell'apprendere una professione e nell'avviare una sua officina, del suo coraggio nella attività imprenditoriale con i fratelli e della sua vita familiare. Molti coccagliesi lo ricordano invece partecipe da cittadino ai consigli comunali degli anni '70 in attesa del nuovo Prg che gli avrebbe consentito poi di avviare la costruzione del primo capannone della ditta Archetti, cui ne seguirono altri quattro realizzando così il progetto della sua vita.
Negli anni '80 è stato e per 10 anni un consigliere comunale di Coccaglio: presente a consigli e preconsigli, anche quando arrivava da viaggi faticosi di lavoro in Francia, sempre attento alle varie problematiche della comunità, interveniva solo dove si sentiva competente: interventi senza tanti giri di parole, costruttivi, ben finalizzati e soprattutto mai una polemica, un termine lontanamente offensivo, ma attenzione e rispetto degli altri delle diverse opinioni; l'esatto contrario del dibattito nazionale dei nostri giorni dove si assiste ad un "tutti contro tutti".
Lui aveva interiorizzato il concetto che nessuno ha la verità in mano ma che la verità è un poliedro e ognuno di noi ne vede solo qualche faccia. Lo guidava in questo una visione cristiana della vita, un umanesimo consolidato da una fede professata anche qui in sordina, nell'intimità. La sua passione per il lavoro, visto come una missione, lo assorbiva quasi completamente, forse troppo; aveva veramente nel Dna quel concetto costituzionale della funzione sociale dell'impresa che deve continuare nel tempo e da qui il coinvolgimento nell'azienda del figlio Claudio e dei nipoti; da qui l'attenzione alle esigenze dei lavoratori, delle loro famiglie, dei giovani.
Quanti sabato, l'ho visto con la testa china, su preventivi, progetti, fax per cercare soluzioni per il lunedì: doveva assicurare lavoro e prospettive all'azienda e ai lavoratori.
Con i fratelli aveva costruito aziende nelle quali le relazioni sociali e sindacali erano fondate sulla reciproca fiducia, sul rispetto dei ruoli senza gerarchie, senza arroganze di potere o di funzione ma soprattutto sull'importanza del fattore umano nell'impresa, realizzando concretamente, lui che non aveva tanto partecipato a convegni o studi specifici sul tema, alcuni principi della dottrina sociale della chiesa.
Era una persona riservata ma determinata nelle decisioni assumendosi, soprattutto, le responsabilità senza mai scaricare, come spesso succede, su altri errori, ritardi, dimenticanze. Quando è stata, verso la fine degli anni 80, avviata l'iniziativa per la costituzione della Banca del credito cooperativo della Franciacorta divenne uno dei primi fondatori, un riferimento per il nostro mondo imprenditoriale talché, quando quella iniziativa venne aggregata a quella di Pompiano, entrò nel Consiglio di amministrazione a rappresentare gli interessi delle realtà imprenditoriali territoriali tenendo sempre contatti con le istituzioni.
Pur preso dal lavoro, era attento, sensibile e sostenitore di varie iniziative sociali, sportive e culturali; le diverse associazioni che si sono rivolte a lui per un sostegno, un contributo, non hanno mai avuto un diniego ma sempre una disponibilità nel limite del possibile senza tornaconti né personali né aziendali. Con Luigi, Coccaglio ha perso una persona particolare, una persona seria ed affidabile, un generoso, un imprenditore sociale.
Luigi ha lasciato sì un patrimonio materiale visibile, alcune imprese, capannoni, macchine utensili ed operatrici, progetti e brevetti ma ci ha donato soprattutto un patrimonio incommensurabile di valori: il lavoro come promozione della persona umana, la fede come guida e serenità interiore; una generosità senza proclami, la famiglia asse portante della società, la responsabilità personale, l'interesse non per sé ma per il bene comune. Sono questi i valori che possono dare futuro alle nuove generazioni.
Ai familiari, la moglie Mariella, i figli Roberta e Claudio, il fratello Mario e la sorella Irene, i nostri sentimenti di affetto e di partecipazione: siano sempre orgogliosi dell'esempio e della virtuosa testimonianza terrena del caro Luigi.
Vincenzo Filisetti
Coccaglio
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