L’ombra consumistica che si proietta sulla Giornata della donna

Lettere al direttore
AA
Lasciando tutto il tempo per metabolizzare l’evento, l’8 marzo mi sono accinto a scrivere questa lettera. Il tema del discorso non è l’indigestione di mimosa, che in verità assume una connotazione quasi folcloristica che dà quel tocco di allegrezza che può fare solo piacere, nonostante si siano levati gli scudi degli ambientalisti «over green» per la protezione delle mimose. In attesa che organizzino la difesa delle rose a San Valentino ed in novembre la difesa dei crisantemi, onde decretare la morte definitiva dei fioristi. Il discorso verte piuttosto per capire se questa commemorazione delle donne favorisca una presa di coscienza della società, del rispetto dei loro diritti, oppure se sia una formalità che rende tale ricorrenza una convenzione, che mette in pace le coscienze, senza però contribuire nell’influire nella sostanza, ad un cambiamento dello status quo. Nessuno ovviamente auspica la soppressione di questa ricorrenza, però nel prendere coscienza che assomiglia molto ad altre, come la festa della mamma, si potrebbe cercare di trasformarla in un trampolino di lancio di proposte che risolvano i temi importanti per le donne, per fare rispettare i loro diritti e finalmente la fine delle discriminazioni, e le pari opportunità nel mondo del lavoro. Sarebbe bello, interessante, utile e costruttivo, se l’8 marzo di ogni anno, si facessero proposte che fossero l’inizio di un dibattito che duri tutto l’anno, o comunque fino all’approvazione definitiva di conquiste in favore delle Donne.
Claudio Maffei
Gentile lettore, ormai abbiamo constatato da tempo come ogni ricorrenza significativa presenti un suo lato di ambiguità, ritualistica o consumistica. Se però fosse platealmente questa a prevalere e volessimo «purificare» il calendario, andrebbero riviste in modo drastico tutte le principali ricorrenze che scandiscono la nostra vita civile e religiosa. Nello specifico l’8 Marzo, accanto alla cascata di mimose che faranno pure felici i fioristi ma restano un omaggio dovuto e gradito all’altra metà del cielo, mi pare sia già anche l’occasione, con le molte iniziative proposte, di riflettere sul valore della donna, sulla condizione femminile e sui gap di genere ancora presenti (e da colmare) nella nostra società. Il problema è che le idee e le proposte lanciate in quella data non siano poi lasciate per strada negli altri 364 giorni. Insomma, per parafrasare un aforisma altrui, bisognerebbe semmai che fosse un po’ 8 Marzo ogni giorno. (g.c.)
Claudio Maffei
Gentile lettore, ormai abbiamo constatato da tempo come ogni ricorrenza significativa presenti un suo lato di ambiguità, ritualistica o consumistica. Se però fosse platealmente questa a prevalere e volessimo «purificare» il calendario, andrebbero riviste in modo drastico tutte le principali ricorrenze che scandiscono la nostra vita civile e religiosa. Nello specifico l’8 Marzo, accanto alla cascata di mimose che faranno pure felici i fioristi ma restano un omaggio dovuto e gradito all’altra metà del cielo, mi pare sia già anche l’occasione, con le molte iniziative proposte, di riflettere sul valore della donna, sulla condizione femminile e sui gap di genere ancora presenti (e da colmare) nella nostra società. Il problema è che le idee e le proposte lanciate in quella data non siano poi lasciate per strada negli altri 364 giorni. Insomma, per parafrasare un aforisma altrui, bisognerebbe semmai che fosse un po’ 8 Marzo ogni giorno. (g.c.)
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